Il Coordinamento provinciale per la Palestina, nato due anni fa sulla spinta delle numerose iniziative di gemellaggio e di solidarietà fattiva con Città palestinesi attuate sul territorio provinciale, iniziative tutte sostenute dal desiderio di “costruire ponti” tra i due popoli che abitano l’antica Palestina, dall’urgenza di soccorrere, per quanto possibile, la miseria in cui vivono gli abitanti dei Territori Palestinesi, stretti nella morsa di una dura occupazione militare, imprigionati dal Muro di segregazione, oppressi dalla mancanza di lavoro e da una qualsiasi prospettiva di futuro se non nell’emigrazione incoraggiata e favorita dall’unica autorità efficiente che è quella israeliana, inermi di fronte al controllo, al condizionamento e all’efficace uso di una informazione massmediale propagandistica, sbilanciata e in larga parte falsa – e in questi giorni di vera e propria guerra, un’informazione embedded, intruppata, unilaterale e gestita politicamente non solo in Israele,
sente l’urgente necessità e dovere di rivolgere un urgente appello al rappresentante del Governo Italiano, S. E. il Prefetto di Alessandria, perché si faccia portavoce presso il Governo stesso del sentimento di disagio, angoscia e preoccupazione vissuto dai suoi componenti e dalle persone che essi rappresentano.
Nessuno ricorda che a Gaza vivono 1,5 milioni di palestinesi, di cui più della metà sono famiglie di profughi delle passate guerre arabo-israeliane. Gaza ha una delle maggiori densità di popolazione al mondo (poco meno di 2000 abitanti per km2 e uno dei più alti tassi di crescita demografica.
• Che la maggior parte degli abitanti vive con meno di due dollari al giorno e la disoccupazione supera il 50%. Periodiche e frequenti chiusure delle frontiere da parte di Israele hanno pressoché totalmente ridotto l'accesso al lavoro e al commercio transfrontaliero.
• Che nel settembre 2005 Israele ha completato il ritiro dei suoi soldati e coloni dalla Striscia consegnandola interamente all'Autorità nazionale palestinese (Anp), ma il ritiro condotto unilateralmente, senza previi accordi tra l’Autorità israeliana e quella palestinese per attuare un graduale passaggio di poteri, ha di fatto – e crediamo volutamente – consegnato la Striscia di Gaza ai militanti della fazione integralista islamica palestinese di Hamas.
• Che da allora Israele ha chiuso ermeticamente i suoi confini con Gaza per isolare Hamas, riducendo le forniture di carburante, impedendo la circolazione delle persone, l’afflusso dei più elementari generi di sopravvivenza (cibo, acqua, medicinali…), negando la possibilità del ricorso alla risorsa della pesca con un totale e armato controllo dell’accesso al mare.
• Che le organizzazioni internazionali hanno condannato il blocco di Gaza, che per Israele è invece una misura necessaria per tentare di impedire il lancio di razzi dalla Striscia contro i suoi cittadini.
• Che il principio biblico “occhio per occhio, dente per dente”, principio di equilibrio che prevede che la “vendetta” sia proporzionata all’offesa, è chiaramente disatteso vista la enorme sproporzione di armamento e di efficacia bellica (il razzo Qassam è un razzo di costruzione artigianale in acciaio, riempito di esplosivo, sviluppato dalla organizzazione palestinese Hamas. Il Qassam a differenza del missile, ampiamente utilizzato dall’esercito israeliano, non è guidato, è a corto raggio, dal basso potenziale esplosivo, con un alto tasso di errore tanto che spesso termina la parabola contro abitazioni di palestinesi. Essendo scarsamente intercettabile, arreca danni assai limitati e comunque non paragonabili a quelli delle armi convenzionali di cui dispone l'esercito israeliano, ma ha forte impatto sulla popolazione israeliana che vive nelle zone limitrofe che ha risentito di ben poche perdite, ma soprattutto di un costante senso di insicurezza).
Riteniamo che la civiltà giuridica nasca con la rottura della catena delle vendette.
Hamas è un movimento fondamentalista, che non rigetta la pratica del terrorismo. Israele è uno stato di diritto, che non rigetta la pratica del terrorismo. Ma quando si uccide non si uccide un movimento sociale, non si uccide un ordinamento giuridico, non si uccide una visione del mondo religiosa, non si uccide una organizzazione politica: si uccidono esseri umani. Si uccidono sempre esseri umani. Ogni uccisione, ed a maggior ragione ogni atto di terrorismo e ogni atto di guerra sono contro l'umanità intera.
Israele è una democrazia, ma anche Hamas ha democraticamente vinto le elezioni palestinesi – non ritenute irregolari dagli osservatori internazionali. Denunciamo però la miopia dei governi dell’Occidente, che non hanno saputo favorire il dialogo con la numerosa componente democratica, pragmatica e antiterrorista di Hamas, movimento estremamente composito, e non riducibile alla definizione di gruppo “terrorista”.
Siamo preoccupati perché negli stati europei che per secoli hanno praticato la persecuzione antiebraica, fino alla Shoah, possa crescere oggi, con la connivenza di settori delle Istituzioni, una persecuzione antiaraba e antimusulmana in cui razzismo, pregiudizio culturale e religioso e sfruttamento servile della forza lavoro migrante si intreccino con esiti perversi.
Chiediamo che cessi l'occupazione del Territori e nasca lo stato di Palestina, sovrano e democratico.
Cessi la minaccia di sterminio alla popolazione ebraica di Israele, e possa quel paese vivere in pace e sicurezza.
Cessino in Israele le politiche razziste e persecutorie verso la popolazione palestinese.
Cessi ovunque il sostegno ad ogni terrorismo, e ad ogni guerra.
Si sviluppi la democrazia in Medio Oriente con l’apporto politico, e non con la vendita di armi o con uno sbilanciamento diplomatico a favore di Israele da parte dell’Europa.
Nell'ora del dolore di questo si sia consapevoli: che vi e' una sola umanità, che ogni vittima ha il volto di Abele. Che nelle iniziative di solidarietà umana e nelle lotte di umana liberazione sempre deve esservi coerenza tra i mezzi e i fini: salvare le vite, non sopprimerle; rispettare i diritti e la dignità di ogni essere umano, non calpestarli.
Il Coordinamento Provinciale per la Palestina
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