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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

mercoledì 17 febbraio 2010

La fede strumentalizzata

Riprendo da http://www.cittafutura.al l'ottimo intervento - che ovviamente condivido totalmente! - di Gian Piero Armano.

Mi è capitato venerdì scorso (05/02) di seguire una trasmissione su una TV locale che aveva come titolo “Sicurezza ed immigrazione”. Sono intervenuti due ospiti, uno parlamentare e l'altro che aspira ad esserlo, entrambi appartenenti ad un partito che, da un lato, si erge a difensore dei valori cristiani e della Chiesa, ma dall'altro, strizza l'occhio al dio Po. Riguardo all'argomento della trasmissione poco si è detto, se non fare l'esaltazione del ministro dell'Interno in carica il quale, a dire dei due intervenuti, avrebbe ben operato promuovendo leggi severe nei confronti degli immigrati. Ma l'occasione si è rivelata molto ghiotta per fare della propaganda elettorale (ormai siamo vicini alle elezioni regionali). Dalle parole e dai concetti dei due intervenuti è emersa la volontà di sentirsi staccati dagli altri, specie se immigrati e diversi, richiamando la necessità di regole ferree per tenerli sotto controllo, regole che non servono per accogliere, ma per respingere.
Ma quello che, a mio avviso, ha destato più scalpore, è stato il tentativo di utilizzare il cristianesimo e la fedeltà alla Chiesa a sostegno delle loro argomentazioni. “Io sono cristiano praticante...”, “io sono d'accordo che la Chiesa intervenga nelle cose dello Stato...”, “io rispetto e difendo i valori cristiani... e vado a messa ogni domenica” e così via. Tali espressioni, più che confermare esperienze di fede, evidenziano la forza di una ideologia che discrimina, di una identità superiore che non considera le altre culture o le altre religioni. E' un modo di pensare e di parlare che falsifica il messaggio di Cristo che è amore, perdono, misericordia, salvezza, dialogo, accoglienza, universalità; è un modo che favorisce la discriminazione e la parzialità.
Questi atteggiamenti oggi sono pericolosi perché rischiano di strumentalizzare la fede in Gesù Cristo, utilizzandolo per finalità contrarie al suo messaggio. Sono segni di egoismo etnico, contrari ed ingiusti alla funzione del messaggio cristiano. Si tratta di una falsificazione che è più deleteria che la negazione, perché, usare Gesù Cristo, la Chiesa o le azioni religiose per interessi particolari, è più grave che dichiararsi ateo o indifferente. Inoltre far finta di onorare la gerarchia della Chiesa per ottenere qualche vantaggio elettorale, o corrompere i cristiani con queste false argomentazioni, è molto più immorale che essere critici nei confronti della Chiesa e delle sue prese di posizione. Una cosa è essere critici verso la Chiesa, ben altro è il tentativo di corromperla per raggiungere finalità che non la riguardano.
Cosa si può fare di fronte a simili atteggiamenti, proprio in questo periodo molto vicino alle elezioni regionali? Credo sia importante dare testimonianza dei valori indicati in Matteo 25,31-46: “...ho avuto fame... ho avuto sete... ero forestiero...”. Ciò vuol dire ribadire con forza che se si disprezza o non si accoglie lo straniero, il povero, l'ultimo è come disprezzare o non accogliere Gesù Cristo. Non serve proclamare “sono cristiano... sono praticante...”, non serve esporre simboli religiosi nei diversi luoghi: è molto più importante compiere opere di giustizia, di condivisione, di accoglienza verso chi è ultimo, come gli immigrati, perché, anche qui ci soccorre la parola evangelica: “...non chi dice: Signore, Signore... ma chi fa la volontà del Padre mio”. Le opere di giustizia, di condivisione, di accoglienza verso gli ultimi – e gli immigrati sono tra questi – sono i segni indicativi della forza del cristianesimo. Non altro.
E in linea con questo vorrei porre all'attenzione l'articolo di fondo del mensile di un gruppo di cristiani torinesi - “il foglio” n. 368 – che può aiutare a capire quali scelte si possono fare dal punto di vista sociale.
“A marzo eleggeremo il governatore del Piemonte e il nuovo Consiglio regionale. E' un'elezione amministrativa e per decidere per chi votare dovremmo valutare la politica svolta e i risultati ottenuti dall'attuale maggioranza, confrontare i vari programmi, informarci sui candidati dei diversi schieramenti. Siamo invece trascinati controvoglia a prendere posizione per difendere principi fondamentali di basilare convivenza civile che vediamo sempre più attaccati e minacciati. Un semplice esempio può far comprendere qual è la posta in gioco. Un candidato del PDL, consigliere uscente, ha scritto e pubblicizza un libro bianco sugli sprechi del governo Bresso; sulle radio locali si può ascoltare qual è il principale di questi sprechi: sono stati spesi 30 milioni di euro per aiutare zingari, extracomunitari, clandestini invece che ad anziani, bambini, disabili (evidentemente italiani).
Si badi bene: non si dice, come pure eventualmente si potrebbe fare, che le spese sono state eccessive o mal distribuite o clientelari, no, lo spreco è stato nel dare a stranieri quel che si doveva dare ai nostri. Nel distribuire gli aiuti l'errore è stato quello di seguire il solo criterio del grado di bisogno, mentre occorreva anche una discriminante 'xenofoba'. La logica alla base di questo ragionamento è evidente: gli esseri umani non sono tutti uguali, quelli che non sono nati sul territorio sono meno umani e perciò indegni di protezione e di difesa.
E che questo sarà il motivo di fondo della campagna elettorale della destra lo confermano le recenti critiche del leghista Calderoli all'arcivescovo di Milano, Tettamanzi, colpevole di chiedere gli stessi 'sprechi' della giunta Bresso.
Per guadagnare un pugno di voti, e la vittoria in Piemonte si gioca proprio su questo, non si ha nessuna remora nel sollecitare gli istinti più oscuri, i sentimenti più regressivi, gli interessi più gretti, i bisogni più disperati, che invece bisognerebbe contrastare e di cui ci si dovrebbe semmai vergognare, senza nemmeno preoccuparsi dell'imbarbarimento della nostra società che da ciò potrebbe conseguire.
Di fronte ad una campagna elettorale così impostata non si può tacere né sottovalutarne la gravità. La nostra reazione deve essere forte e smascherare la pericolosa ideologia su cui si basa, affinché tutti possano prendere posizione con cognizione di causa per contrastarla con vigore, perché sono in pericolo elementari valori di civiltà la cui perdita avrebbe conseguenze gravissime sulla convivenza civile nel nostro paese.
Il nostro popolo ha forse dimenticato quel che hanno dovuto subire i nostri nonni e i nostri bisnonni in giro per il mondo e quanto ci è costato dare ascolto in un passato non molto lontano a suggestioni di questo tipo?”.

venerdì 5 febbraio 2010

Liquidazione totale

Ho ascoltato parola per parola, con indignazione crescente, il discorso di Berlusconi alla Knesset, il parlamento israeliano. Più volte ha detto di parlare a nome di tutti gli italiani: mi dissocio! Certamente non parlava a nome mio e di tanti altri. Per pigrizia non ho scritto subito i miei pensieri. Poi ci ha pensato don Nandino Capovilla, che essendo più moderato di me, ha scritto il Comunicato stampa che ripropongo facendolo mio, con toni più pacati di quelli che avrei usato io.

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha attuato ieri una liquidazione totale delle speranze di pace in Terra Santa. Una pesantissima banalizzazione del processo di pace e un'irrisione delle Nazioni Unite che rischiano di trascinare l'Italia fuori dal consesso dei Paesi e delle Istituzioni internazionali che tessono da anni il faticoso cammino della pace.
Affermando che è stato giusto il massacro su Gaza, ha liquidato il lavoro prezioso e oggettivo svolto dalle Nazioni Unite nel monitorare un inaudito massacro di civili, la distruzione di migliaia di case, scuole, ospedali attraverso l'uso di armi illegali. Possiamo ancora ritenerci parte degli organismi internazionali, in primis dell'Onu?
Asserendo di 'non aver visto' il Muro dell'apartheid che circonda Betlemme, ha vergognosamente liquidato il pronunciamento fatto nel 2004 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ne ha condannato la costruzione evidenziandone le terribili conseguenze umanitarie. Può il Presidente del Consiglio arrivare a un livello così insopportabile di irresponsabilità?
Definendo più volte Israele come “Stato ebraico, libero e democratico”, ha liquidato quel milione e duecentomila cittadini dello Stato d'Israele, che ebrei non sono, e che vedono ogni giorno calpestati i loro diritti. Come proclamarsi insistentemente “amici di Israele” quando non lo si esorta ad essere veramente uno stato democratico?
Identificando come antisemita chiunque si opponga alla politica di occupazione, di umiliazione e di disprezzo di qualsiasi Risoluzione Onu da parte dello Stato d'Israele, ha liquidato e denigrato le sofferenze patite da migliaia e migliaia di palestinesi, in spregio a quanti, israeliani, palestinesi, uomini e donne di ogni Paese, si battono insieme alla ricerca di una pace giusta, fondata sul rispetto delle leggi internazionali.
Davvero non ci possono essere i saldi della pace.
Non si può raggiungere la meta della riconciliazione tra i popoli svendendo sul mercato una “pace economica”, la “pace del benessere”.

Don Nandino Capovilla
Coordinatore Nazionale di Pax Christi


Firenze, 4 febbraio 2010