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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

venerdì 7 novembre 2008

Finalmente parole nuove nel mondo

Ecco il discorso integrale che il neo eletto presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Hussein Obama, ha pronunciato dal palco del Grant Park di Chicago. Nutro la speranza, poi, che il Presidente Obama impari presto una distinzione che ormai - per nostra fortuna - nel mondo tutti hanno imparato: a distinguere tra il popolo italiano, amato, stimato, guardato con simpatia, portatore di valori che tutti apprezzano, e i suoi governanti, in particolare il suo Primo Ministro, e i suoi comportamenti e le sue esternazioni che meglio troverebbero posto in un leggero e volgarotto show televisivo.
Se c’è ancora qualcuno là fuori che dubita che l’America sia un posto dove tutte le cose sono possibili; che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è vivo ai nostri giorni; che ancora si pone domande sul potere della nostra democrazia, stasera è la risposta.
È la risposta data dalle file di persone che circondano intorno alle scuole e alle chiese, in un numero che questa nazione non ha mai visto; da persone che hanno aspettato tre ore e quattro ore, molti per la prima volta nella loro via, perché credevano che questa volta poteva essere differente, che la loro voce avrebbe potuto fare così tanto la differenza.
È la riposta data dai giovani e dai vecchi, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, latini, asiatici, native americani, omosessuali, eterosessuali, disabili e non disabili – americani che hanno inviato un messaggio al mondo, che noi non siamo solo una raccolta di stati rossi (per i repubblicani, ndt) e blu (per i democratici, ndt): noi siamo, e saremo sempre, gli Stati Uniti d’America.
È la risposta che guida coloro a cui è stato detto per troppo tempo da così tanti di essere cinici, e paurosi, e dubbiosi di cosa possiamo ottenere nel mettere le loro mani sull’arco della storia e piegarlo un’altra volta verso la speranza di un giorno migliore.
Ci è voluto del tempo per arrivare qui, ma stanotte, proprio per quello che abbiamo fatto in questo giorno, in questa elezioni, in questo preciso momento, il cambiamento è arrivato in America.
Ho appena ricevuto una telefonata molto cortese dal senatore McCain. Lui ha combattuto a lungo e duramente in questa campagna, e ha combattuto anche di più e più duramente per il paese che ama. Ha sopportato sacrifici per l’America che molti di noi non possono neanche iniziare a immaginare, e noi stiamo meglio grazie al servizio reso da questo leader coraggioso e altruista. Mi congratulo con lui e con il governatore Palin per tutto quello che hanno ottenuto, e aspetto con ansia di lavorare con loro per rinnovare la promessa della nazione nei mesi a venire.
Voglio ringraziare il mio compagno in questo viaggio, un uomo che ha portato avanti una campagna elettorale dal suo cuore e ha parlato per gli uomini e le donne con i quali lui è cresciuto nelle strade di Scranton e con i quali ha viaggiato sul treno verso casa nel Delaware, il neo eletto vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
Non sarei potuto essere qui stasera senza l’inflessibile supporto della mia migliore amica degli ultimi 16 anni, la roccia della nostra famiglia e l’amore della mia vita, la prossima first lady della nazione, Michelle Obama. Sasha e Malia, vi amo entrambe così tanto, e voi vi siete guadagnate il nuovo cucciolo che verrà con noi alla Casa Bianca. E mentre lei non è più con noi, io so che mia nonna ci sta guardando, insieme alla famiglia che mi ha fatto diventare quello che sono. Mi mancano tutti loro stanotte, e so che il mio debito verso di loro è oltre la misura.
Al manager della mia campagna David Plouffe, al mio capo strategia David Axelrod, e alla migliore squadra per un campagna elettorale che si sia mai creata nella storia della politica – voi avete fatto in modo che questo accadesse, e io vi sarà grato per sempre per quello che avete sacrificato per farlo accadere.
Ma sopra a tutto, non dimenticherò mai a chi questa vittoria veramente appartiene – appartiene a voi.
Non sono mai stato il candidate migliore per questa carica. Non abbiamo iniziato con molti soldi o molti appoggi. La nostra campagna non è stata covata nelle sale di Washington – è iniziata nei cortili di Des Mooines e nelle sale da pranzo di Concord e sui portici di Charleston.
È stata costruita da uomini e donne lavoratrici che hanno scavato nei pochi risparmi che avevano e hanno dato cinque dollari e dieci dollari e venti dollari per questa causa. È diventata forte con i giovani che hanno rifiutato il mito dell’apatia della loro generazione; che hanno lasciato la loro casa e le loro famiglie per lavori che hanno offerto loro poca paga e ancor meno sonno; dai non più giovani che hanno affrontato il freddo pungente e il calore bruciante per bussare alle porte di perfetti sconosciuti; dai milioni di americani che hanno fatto volontariato, e hanno organizzato e provato che più di due secoli dopo, un governo del popolo, dal popolo e per il popolo non è morto sotto questa terra. Questa è la vostra vittoria.
Io so che voi non avete fatto questo solo per vincere un’elezione e so che non l’avete fatto solo per me. Voi l’avete fatto perché capite l’enormità del compito che ci si pone davanti. Mentre noi celebriamo stanotte, sappiamo che le sfide che il domani ci riserva sono le più grandi della nostra vita – due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi economica in un secolo. Anche mentre stiamo qui questa sera, sappiamo che ci sono americani coraggiosi che si svegliano nei deserti dell’Iraq e sulle montagne dell’Afghanistan per rischiare la loro vita per noi. Ci sono madri e padri che rimarranno svegli dopo che i loro bambini si saranno addormentati e immagineranno come pagare il mutuo, o le spese del medico, o mettere da parte abbastanza soldi per pagare il college. C’è una nuova energia da sfruttare e nuovi lavori da creare; nuove scuole da costruire e minacce da affrontare e alleanze da rimettere a posto.
La strada davanti a noi sarà lunga. La nostra scalata sarà ripida. Noi potremmo non arrivarci in un anno o anche in un solo mandato, ma America – io non sono mai stato così speranzoso come lo sono la sera che ci siamo arrivati. Vi prometto – noi come popolo ci arriveremo.
Ci saranno sconfitte e false partenze. Ci saranno molti che non saranno d’accordo con ogni decisione o politica che prenderò come presidente, e noi sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema. Ma io sarà sempre onesto con voi riguardo alle sfide che dobbiamo affrontare. Io vi ascolterò, specialmente quando saremo in disaccordo. E sopra a tutto, io vi chiederà di unirvi al mio lavoro nel ricostruire questa nazione nell’unico modo è stato fatto in America per 221 anni, isolato dopo isolato, mattono dopo mattone, mani callose dopo mani callose.
Quello che è iniziato 22 mesi fa nel mezzo dell’inverno non deve finire in questa sera d’autunno. Questa vittoria da sola non è il cambiamento che cerchiamo – è solo il cambiamento per noi che facciamo il cambiamento. E che non può accadere se torniamo indietro a come le cose erano prima. Non può accadere senza di voi.
Per cui raccogliamo un nuovo spirito di patriottismo; di servizio e responsabilità dove ognuno di noi decide di mettersi sotto e lavorare più duramente e non pensare solo a noi stessi, ma ad ognuno di noi. Ricordiamoci che se questa crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa, è che noi non possiamo avere una Wall Street fiorente mentre le strade principali soffrono – in questo paese, noi cresciamo e cadiamo come una sola nazione; come un solo popolo.
Resistiamo alla tentazione di tornare indietro alle stesse partigianerie e meschinità e immaturità che hanno avvelenato la nostra politica per così tanto tempo. Ricordiamoci che è stato un uomo di questo stato che per primo ha portato lo stendardo del partito repubblicano alla Casa Bianca – un partito fondato sui valori della fiducia in se stessi, sulla libertà individuale e sull’unità nazionale. Questi sono i valori che tutti noi condividiamo, e mentre il partito democratico ha conseguito una grande vittoria stanotte, noi lo facciamo nella misura dell’umiltà e nella determinazione di guarire le divisioni che hanno tenuto fermo il nostro progresso. Come ha detto Lincoln a una nazione molto più divisa della nostra, “Noi non siamo nemici, ma amici…. Benché la passione possa averli sforzati, noi non dobbiamo rompere i nostri legami di affetto”. E a quegli americani il cui sostenimento devo ancora guadagnare – io posso non aver vinto con il nostro voto, ma sento le vostre voci, ho bisogno del vostro aiuto, e sarò anche il vostro presidente.
E a tutti coloro che ci guardano stanotte da oltre i nostri confini, dai parlamenti ai palazzi a coloro che sono rannicchiati accanto alle radio negli angoli più dimenticati del nostro mondo – la nostra storia è singolare, ma il nostro destino è comune, e una nuova alba della leadership americana è a portata di mano. A coloro che vorrebbero distruggere questo mondo – vi sconfiggeremo. A coloro che cercano la pace e la sicurezza – noi vi diamo supporto. E a tutti quelli che si chiedono se il faro americano ancora illumini bene – stanotte vi proviamo ancora una volta che la vera forza della nostra nazione non viene dalla potenza del nostro esercito o dalla scala del nostro benessere, ma dal potere duraturo dei nostri ideali: democrazia, libertà, opportunità e speranza inflessibile.
Perché questo è il vero ingegno dell’America – che l’America può cambiare. La nostra unione può essere perfetta. E quello che noi abbiamo già raggiunto ci dà speranza per quello che noi possiamo e dobbiamo raggiungere domani.
Questa elezione ha avuto molti inizi e molte storie che potranno essere raccontate per generazioni. Ma una che ho in mente è su una donna che ha votato ad Atlanta. Lei è come milioni di altre persone che hanno fatto la fila per far sentire la propria voce in questa elezione, con una sola differenza – Ann Nixon Cooper ha 106 anni.
È nata solo una generazione dopo la schiavitù; un tempo in cui non c’erano macchine sulle strade o aerei nel cielo; quando qualcuno come lei non poteva votare per due ragioni – perché era una donna e causa del colore della sua pelle.
E stanotte, penso anche a tutto quello che lei ha visto attraversando un secolo di storia americana – la pena e la speranza; la battaglia e il progresso; i tempi in cui ci veniva detto che non potevamo, e la gente che è andata avanti con il credo americano: sì, noi possiamo.
Un tempo in cui le voci delle donne erano zittite e le loro speranze ignorate, lei ha vissuto per vederle alzarsi in piedi e parlare e andare a votare. Sì, noi possiamo.
Quando c’era la disperazione nel profondo sud (nel profondo sud del Texas, ndt) e la depressione attraversava la nazione, lei ha visto una nazione conquistare la paura stessa con un New Deal, nuovi lavori e un nuovo senso di scopo comune. Sì noi possiamo.
Quando le bombe sono cadute nel nostro porto e la tirannia ha minacciato il mondo, lei era lì per testimoniare una generazione in crescita verso una grandezza e una democrazia che ci ha salvati. Sì, noi possiamo.
Lei era per gli autobus a Montgomery, gli idranti a Birmingham, un ponte a Selma, e un predicatore di Atlanta che ha detto alla gente che “noi vinceremo”. Sì noi possiamo.
Un uomo che cammina sulla luna, un muro che cade a Berlino, un mondo che è collegato dalla nostra scienza e dalla nostra immaginazione. E questo anno, in questa elezione, lei ha toccato uno schermo con un dito, e dato il suo voto, perché dopo 106 anni in America, attraverso i nostri tempi migliori e le ore più buie, lei sa che l’America può cambiare. Sì noi possiamo.
America, siamo arrivati così lontano. Noi abbiamo visto così tanto. Ma c’è ancora tanto da fare. Così stanotte, chiediamoci tutti – se i nostri figli dovessero vivere per vedere il prossimo secolo; se le mie figlie potessero essere così fortunate da vive tanto a lungo quanto Ann Nixon Cooper, che cambiamento vedranno? Che progressi noi avremo compiuto?
Questa è la nostra possibilità di rispondere a quella chiamata. Questo è il nostro momento. Questo è il nostro tempo – per mettere le nostre persone al lavoro e aprire le porte delle opportunità ai nostri bambini; per ristabilire la prosperità e promuovere la causa della pace; per recuperare il sogno americano e riaffermare quella verità fondamentale – che su tanti, siamo uno; che mentre noi respiriamo, noi speriamo, e dove ci scontriamo con il cinismo, e il dubbio, e coloro che ci dicono che noi non possiamo, noi rispondiamo con quel credo senza tempo che raccoglie lo spirito della nostra gente: Sì noi possiamo. Grazie, Dio vi benedica, e possa Dio benedire gli Stati uniti d’America.

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