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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

giovedì 27 marzo 2008

Laicità, diritti, pace: poco spazio alla speranza

Riprendo da Adista N.25 del 29-03-2008
Intervista a don Walter Fiocchi


Le gerarchie nelle ultime settimane sono state molto attive sul fronte politico. Ruini ha prima benedetto la scelta di Casini di presentarsi con il suo simbolo; poi, anche attraverso il direttore di Avvenire Boffo, ha cercato di convincere il Pdl all'apparentamento con l'Udc, ha "scaricato" la lista di Ferrara, partecipato, tramite don Carlo Nanni (vicino al Segretario di Stato vaticano), alla convention dei cattolici del Pd, cercato di scongiurare l'alleanza Pd-Radicali. Sembra però, almeno fino a questo punto, non essere riuscita a condizionare le scelte di fondo dei partiti in questa campagna elettorale. Segno della divisione tra Ruini e Bertone; segnale di debolezza di una Chiesa che non riesce più ad incidere come vorrebbe; o che altro?
È un panorama e un "attivismo" gerarchico che non sono in grado di analizzare, ma che suscita comunque in molti perplessità e disagi profondi, soprattutto in quelli che sono cresciuti nell'area del cosiddetto "cattolicesimo democratico" e che in quella benedetta modalità di presenza dei cattolici in politica hanno creduto. Non lascia certo indifferenti il veder indicare in Berlusconi (sia pure con la tutela di Casini) il leader "attendibile" per i cattolici italiani, né gli scambio di "amorosi sensi" (per quanto casti e celibatari) con il campione degli "atei devoti"! Dire "cattolici democratici" significa anche dire "laicità", quella insegnata dal Concilio Vaticano II che nella Gaudium et Spes richiama la necessità delle indicazioni di valore lasciata ai "pastori", ma pone ai laici la responsabilità della mediazione culturale e dei programmi politici. In una recente intervista a Ferrara, il card. Ruini ha nei fatti propugnato "l'eutanasia della mediazione" (o forse l'eutanasia del cattolicesimo democratico in quanto tale!) come obbligo per i cattolici. Questi devono in politica essere integralisti: se propositivi, debbono proporre l'integralità e l'integrità del messaggio morale cattolico, senza sconti, senza compromessi, senza mediazioni ed eventualmente accettare la sconfitta sul piano dei numeri in Parlamento! Un chiaro esempio di questa linea l'abbiamo avuto a proposito dei Dico: la proposta di mediazione avanzata da cattolici (a mio avviso ricca di equilibrio) è stata sottoposta a una bordata di condanne che avranno come conseguenza o il permanere di molti in una situazione di discriminazione o il progressivo emergere di una posizione "zapateriana". Ma in questo modo i cattolici in politica, in un contesto di pluralismo culturale ed etico, sono condannati alla ricerca affannosa e ansiosa del "minor male" invece di essere promotori del "miglior bene possibile". Quando tutto ciò che è "altro" dalla dottrina cattolica si colloca sotto la categoria del "relativismo" quale possibilità resta alla "mediazione" o più semplicemente al dialogo?

Nella presentazione delle liste del Pd è emersa fortissima la leadership di Veltroni, che - alla stregua di un princeps - ha designato (anche in virtù dell'attuale legge elettorale) deputati e senatori in modo estemporaneo. Emerge un quadro all'insegna del "ma anche", in cui vanno a braccetto il falco di Confindustria e l'operaio della ThyssenKrupp, la Bonino e la Binetti, Veronesi e Bobba, Di Pietro e i cosiddetti "garantisti". Nuova politica o cancellazione del conflitto? E come valuti ciò che si sta muovendo a sinistra del Pd?
Se due anni fa, dopo la formazione del governo Prodi scrivevo: "Ritengo che tra le cose che il nuovo governo dovrà mettere all'ordine del giorno ci siano alcuni punti determinanti ed essen-ziali per la democrazia e per l'Italia: 1) fare una ‘seria e forte’ legge sul conflitto d'interessi; 2) ritirare, con l'equilibrio e con i passi necessari, ma in tempi ragionevolmente brevi, le truppe italiane dall'Iraq; 3) rimettere mano, in accordo con l'opposizione, alla legge elettorale, non beandosi del fatto che, contrappasso dantesco, ha favorito il centro sinistra; 4) cancellare la vergogna delle leggi ad personam e ridare fiducia e vigore all'apparato giudiziario; 5) correggere certe storture della sanità e della scuola; 6) rivedere la cosiddetta ‘legge Biagi’", e avrei potuto anche aggiungere: cancellare e riscrivere con altri orizzonti l'iniqua legge Bossi-Fini, ripensare la politica estera alla luce dell'art. 11 della Costituzione con una chiara scelta di strade di pace e di sviluppo dei popoli come unica politica di lotta al terrorismo, far uscire l'Italia dalla vergogna dell’industria e del mercato delle armi… Mi chiedo oggi quale spazio resti per questi temi (e per tanti altri), quale sensibilità sociale, si possa prefigurare nel prossimo Parlamento, del resto non eletto ma nominato dalle segreterie dei partiti. Senza neanche lo stimolo e il pungolo della Sinistra cosiddetta radicale, certamente portatrice di alti valori sociali, ancorché in un "brodo massimalista" che ha spesso impedito di raggiungere i risultati sperati: troppo spesso le lucide ed "evangelicamente" corrette analisi di un Bertinotti hanno poi dato luogo a scelte politiche adolescenziali ("tutto e subito"), anche qui incapaci di ricercare il maggior bene possibile invece del male minore. Sembra che integralismo cattolico e integralismo massimalista di sinistra talvolta si sposino, ma diano luogo ad un "matrimonio rato ma non consumato", incapace di dare frutti di vita!

Tu sei da poco tornato dalla Palestina. Quale credi dovrà essere la politica estera italiana rispetto alla questione israeliano-palestinese? Come giudichi in questo senso la linea tenuta dal centrosinistra?
C'erano buone premesse nell'ormai morto centrosinistra; ritengo che in questo caso fosse lucida e condivisibile la linea espressa dal ministro D'Alema e mi sono sempre trovato d'accordo con le sue analisi e le sue posizioni: peccato che fossero solo sue.
La Palestina è sempre uguale a se stessa: un Paese occupato da quarant'anni, senza nessuna autorità vera se non quella dell'esercito israeliano, senza terra, diviso dal Muro in piccole isole non comunicanti, senza prospettive di sviluppo, senza il possesso del bene più prezioso, l'acqua, senza voce, senza appoggi disinteressati, un popolo usato strumentalmente come cuneo per interessi strategici e ancor più economici in un'area ben più vasta del loro fazzoletto di terra; ciò che conta realmente è il petrolio del Medio Oriente non il popolo palestinese, che di suo ha ben poco da offrire! Al di là dei messaggi propagandistici a fini interni di Bush, mi chiedo che volontà ci sia da parte israeliana e occidentale di affrontare i veri nodi: la questione della Gerusalemme araba e in generale dello status della Città Santa, la questione dell'acqua (il 90 per cento dell'acqua della Cisgiordania è utilizzata a beneficio di Israele), la questione dei profughi (3.600.000, per una parte dei quali si chiede un indennizzo e un possibile rientro in Israele almeno per 200.000 che vivono in Libano), la questione degli insediamenti in Cisgiordania, la questione del Muro e il genocidio di Gaza. L'intransigenza ottusa degli occidentali a proposito di Hamas (che ha democraticamente vinto regolari e democratiche elezioni!) - unica ma totalmente isolata eccezione il ministro D'Alema - non può far altro che dare sempre più forza alla minoranza violenta e islamizzata e spingere sempre di più Hamas nelle braccia del terrorismo di Al Qaeda e nel subdolo abbraccio economico, politico e strategico ora dei Sauditi ora degli Ayatollah iracheni. Al momento non spero nulla…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Analisi impeccabile. Purtroppo anche i partiti nuovi (nella forma) non hanno niente di nuovo nella proposta politica. Si vuole essere moderni e adeguati ai tempi con proposte liberiste, liberali, e libertarie (all'interno) e in politica estera senza segni di novità che facciano dell'Italia (e dell'Europa) la capofila della cooperazione internazionale e di sostegno ai popoli in difficoltà. Si vuole mantenere un posto nel contesto delle nazioni accodandosi alle politiche di presenza militare. Da questo punto di vista la presenza radicale nelle liste PD è coerente. Ma in questo modo, e grazie anche a scelte "discutibili" di parte della Gerarchia, si compie l'eutanasia del cattolicesimo democratico e popolare.
Carlo Baviera

Anonimo ha detto...

Sono entrato nel blog di uno di quei preti con un asua religione "fai da te", uno dei cappellani di Pannella/Bonino.