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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

martedì 23 settembre 2008

Cattolici presenti o scomparsi, comuni o virtuosi, quasi tutti permalosi

Il rovello, che data da molti mesi, si concentra ora sulla provocatoria analisi del Prof. De Marco (in “www chiesa” di Sandro Magister/L’Espresso). Per quanto disagio o dissenso possa provocare ad una prima lettura, io direi: non lasciamoci sfuggire l’occasione per ragionarci su, anche allargando gli orizzonti a temi non strettamente etico-teologici (spesso in versione sacrestia: quelli che alimentano l’eterna competizione sul “vero cattolico”).
Ragionare sul contributo del De Mauro, consapevoli,ma non tramortiti, dell’evidente simpatia dell’autore-sociologo per i cd. “cattolici modali” (suppongo da “moda”, che in statistica segnala la modalità che, tra quelle con cui si è manifestato un fenomeno, si è presentata più frequentemente) e la simmetrica antipatia per gli intelligentoni/virtuosi, chissà perché collocati tutti, si lascia intendere, in una indistinta sinistra antigovernativa.
Il tutto per dire: lasciamo un momento da parte – o sviluppiamo su piani paralleli – il lancinante problema dell’emarginazione/autoemarginazione dei “cattolici democratici” (più o meno coincidenti con i cattolici virtuosi, ma per favore inventiamo un altro indicatore meno scivoloso) e chiediamoci, non sul versante ecclesiale, ma su quello politico-culturale, che cosa abbiamo prodotto, in termini di idee e proposte, dopo che l’affondamento della DC ha trascinato a fondo anche le onorate correnti di sinistra che già ospitavano generosamente i cattolici virtuosi, o democratici, o adulti, o progressisti, o che altro etichettando.
Per due o tre decenni post-bellici, queste correnti hanno perlustrato e praticato, dai posti di governo e paragoverno, la cd. terza via, tra capitalismo e socialismo, incarnata nelle Partecipazioni Statali e in un certo”statalismo buono”, bastione alle ondate di liberismo rampante e non privo di ascendenti, veri o supposti, nella dottrina sociale cristiana. Qualche nome: Mattei, Pastore, Marcora, Granelli, Pistelli, Donat-Cattin, Bodrato, un certo Fanfani e via elencando: che fossero nel giusto o meno, erano tra i protagonisti del loro tempo.
Franato e travolto tutto questo, per crepe interne e spinte internazionali, che cosa hanno prodotto/escogitato/focalizzato i cattolici democratici, politicamente inquadrati sul fronte o nelle retrovie? Poco; sarò disinformato o ingeneroso, ma a me viene in mente solo qualche buona battaglia (Bindi e C.) sulla sanità pubblica. Ammesso che ad un certo punto si sia innescato per “necessità storica” (o sia stato innescato con lungimiranti “progetti culturali”) un processo di marginalizzazione politica, quand’è che i cattolici democratici ne hanno avuto sentore e come hanno reagito? Per lo più litigandosi brandelli di legittimazione/approvazione delle gerarchie ecclesiastiche (che per lo più stavano al gioco) e portando spesso all’esterno, in politica, echi amplificati di tale competizione..
Sforzi per affrancarsi da questa “magnifica ossessione” e tentare di elaborare linee socio-politiche ed economiche sufficientemente autonome (o meglio: autonomamente maturate): pochi, saltuari, eroici talora, ma orfani di seguiti. Che la grande diaspora socialista (un’altra chiesa, cementata ideologicamente, ma vittima poi di ribaltoni epocali, interni ed esterni) abbia mostrato diversi caratteri o andamenti analoghi, ha un notevole valore storico-contestuale, ma non assolve il deficit, o il ritardo, di proposta dei cattolici democratici.
Di “via”, è rimasta sulla scena solo quella capitalistica, declinata in termini più o meno radicali, ma spesso ai limiti del “pensiero unico”. Con questa, una formazione (una nebulosa?) richiamantesi al cattolicesimo democratico, dovrebbe fare i conti, o tentare di farli, e non solo misurandosi quotidianamente con il nucleo altisonante, ma capzioso, dei “valori non negoziabili” (en passant: e tutti gli altri sono dunque pacificamente negoziabili?).
Come si misurano – con l’esigenza di prendere risolutamente il mare del pensiero e della politica alla ricerca del “bene comune” – i cattolici “virtuosi”, o quelli “mediani”, o quelli che , con mille altre etichette affollano il Catalogo di Madamina? Rimanendo in porto, temo, a fare grande strepito di credenziali e primogeniture. Alias: emarginandosi da soli (anche quelli che si portano bene elettoralmente).
Dario Fornaro

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