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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

mercoledì 4 novembre 2009

Il crocifisso è dei Crocifissi

Ripropongo come contributo al dibattito e alla riflessione - oltre le sterili polemiche - un mio vecchio articolo del 2002 che, mi pare, mantenga tutta la sua attualità dopo la sentenza della Corte Europea.

Un senso di “fastidio”: è il sentimento dominante, che continua ad accompagnarmi, ogni volta che sento o che leggo posizioni pro o contro nell’autunnale grande dibattito… quello sul crocifisso, intendo. Ma è forse lo stesso senso di fastidio che provo ogni volta che si parla dei “valori cattolici” e li si vuole imporre per legge; perché “democrazia”, “pluralismo culturale e sociale”, “libertà di pensiero e di espressione”, non le sento come parole vuote o retoriche.
Tutto è nato da una presa di posizione del Ministro alla pubblica Istruzione Letizia Moratti, che ha auspicato che il crocifisso torni al suo posto, poiché nessuna legge aveva stabilito che fosse tolto. Cosa ha detto il ministro? “Il crocifisso tornerà presto a occupare il suo posto nelle aule delle scuole italiane, perché rappresenta il simbolo della civiltà cristiana, della sua radice storica e universale” e ha ricordato il parere del Consiglio di Stato: “Il Crocifisso o, più comunemente, la Croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da specifica confessione religiosa”.
Qualcuno è subito intervenuto a favore di questa presa di posizione, argomentando che “c'è da chiedersi perché molti temono che il crocifisso torni al suo posto. Non si tratta di accendere la miccia di una guerra di religione, né di affermare una supremazia della cultura cattolica sulle altre. Si tratta di affermare che questa cultura c'è, che non si può pensare al futuro, ad un'integrazione di culture diverse, senza conoscere la propria storia e soprattutto senza amarla. Non si sa chi abbia impartito l'ordine, sta di fatto che in molte scuole il crocifisso è sparito dalla parete sulla quale era appeso, in alcuni casi è sparita anche la foto del Capo dello Stato.
I due simboli se ne stavano buoni ad assistere alle lezioni, appesi con un chiodo sopra alla lavagna, non avevano mai turbato la crescita degli alunni, né offeso i ragazzi di altre religioni.
Non si trattava di simboli di una supremazia, rappresentavano la storia a cui apparteniamo”. Non mi sento di condividere buona parte di queste affermazioni, soprattutto quell’accostamento tra il Cristo in croce e il Presidente Ciampi; avverto una certa disparità nella simbologia e un forte richiamo ad accostamenti superati dalla storia, oltre che dalla teologia del Vaticano II e, in particolare, dalla sua Dichiarazione sulla libertà religiosa.
Mi sembra invece condivisibile la forte presa di posizione dei Missionari Saveriani che in un loro documento scrivono: “Non possiamo esimerci dal manifestare la nostra contrarietà ad una proposta che intende ridurre il simbolo religioso cristiano per eccellenza ad un mero “simbolo della civiltà e della cultura” dell’Italia e dell’Europa. La croce, lo ricorda San Paolo, è “scandalo per i Giudei e stoltezza per i gentili” (1 Cor 1,23), ma è simbolo di salvezza per tutti i credenti che la venerano nei luoghi di culto riconoscendo in essa la manifestazione dell’amore divino. Volerla presentare nei termini di “simbolo culturale” del continente europeo, significa riesumare la logica di quell’antica e tragica commistione tra potere e croce che ha segnato il periodo del colonialismo europeo ai danni degli altri popoli” - e molto ci sarebbe da dire sul nuovo colonialismo in atto -. “Non si vuole con questo sostenere che il rispetto dell’altro, della sua diversa cultura e religione, implichi il disconoscimento o la sospensione della propria. Si intende invece ricordare che la proposizione della propria identità religiosa e culturale non deve mai essere raggiunta a scapito di una miglior convivenza tra culture e fedi diverse e che anzi ciascuna identità va promossa nel pieno rispetto di tutte per il bene comune. Riteniamo perciò urgente intensificare l’impegno per un’educazione interculturale”.
Mi pare che quella del crocifisso sia una di quelle questioni inventate di proposito per far male e provocare lacerazioni profonde in seno alle chiese cristiane e nella società italiana. Lo scopo è quello di strumentalizzare sentimenti e simboli che sono molto lontani da ciò che i partiti sostenitori della campagna sul crocifisso praticano quotidianamente nelle loro azioni di governo. Che dire del fatto che sia la Lega a chiedere di segnalare (denunciare?) i nomi di tutti coloro che dovrebbero provvedere ad esporre il crocifisso (presidi, sindaci, personale sanitario, giudici…)? Proprio chi è propugnatore di leggi in radice anticristiane, come la legge sull’immi¬gra¬zione (sì, la Bossi-Fini); proprio coloro che, rappresentando il potere pubblico, anziché cercare il bene comune e in speciale modo quello dei deboli e degli ultimi preferiscono tutelare e proteggere gli interessi dei forti e potenti. Qualcuno - non ricordo chi - ha scritto recentemente: “Il crocifisso appartiene ai nuovi crocifissi, É loro, perché lui ha scelto di stare con loro. É nascosto tra le donne di Kabul; o tra i bambini schiavi del sesso in tante parti dove si celebra il turismo sessuale per gli annoiati dei paesi opulenti; o nei campi profughi abitati da chi ha dovuto abbandonare tutto per cercare di salvarsi almeno la vita. É in Armenia, in Kurdistan, in Iraq a subire l'embargo. É sulle carrette piene di disperati che solcano il mediterraneo per cercare in Europa un po' di speranza. É morto, in fondo al mare, con quelli che il mare si è portato via nella loro ricerca di un luogo dove poter vivere dignitosamente”. Mettiamo pure dovunque il Crocifisso, a condizione che chi lo espone voglia, con quel gesto, accettare di incontrarlo e di onorarlo nella persona dei tanti che ogni giorno sono costretti a salire sullo stesso Golgota.
Non sentirò più il fastidio di questi dibattiti, quando vedrò anche molti dei nostri bravi cattolici praticanti non più assenti, non più indifferenti, quando non addirittura d'accordo con frasi, con scelte, con leggi, con comportamenti che riducono il crocifisso a un oggetto. Quando la preoccupazione dominante è quella della tutela del proprio benessere, ponendo le cose prima delle persone, rubiamo il Crocifisso ai crocifissi, rischiamo di trasformare in idolo anche quello che si trova in chiesa. Come richiama il Vescovo nell’ultima lettera pastorale, “quello che siamo grida più forte di quello che diciamo”: diamo onore al Crocifisso con scelte che davvero dimostrino che abbiamo imparato la sua Lezione, non con l’appello a leggi e circolari. dwf

1 commento:

il ricciolo ha detto...

ciao don. che tristezza se devi rispolverare un articolo di 7 anni fa... la storia allora non insegna proprio nulla...
anche a me, che insegno religione alle scuole medie, ieri i ragazzi mi hanno chiesto cosa ne pensavo e io gli ho ricordato che don milani l'eveva fatto togliere dall'aula dove insegnava. don milani chi? mi hanno risposto in coro... risultato: gli ho dato come compito una ricerca su di lui e un segno negativo ai figli di professori... speriamo solo che adesso i leghisti non passino come difensori della cristianità.. a presto. andrea