____________________________________________________________________

____________________________________________________________________
"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

venerdì 10 aprile 2009

“E provò compassione per loro”. P. Musallam da Gaza scrive al Papa


Sua Santità Papa Benedetto XVI sta per arrivare nella Terra Santa di Palestina per incontrare i cristiani, le “pietre vive” con le quali è stata costruita proprio qui la chiesa di Cristo. Lui, pellegrino cristiano sulle orme di Cristo, verrà accolto da noi cristiani come il “Benedetto” del Signore. (...).
Noi tutti saliremo a Gerusalemme per incontrarlo.
Ma... noi speravamo che sua Santità avesse scelto un altro momento per il suo viaggio in Terra santa visto che Lei sa bene che Gerusalemme, i suoi luoghi santi e la sua gente vivono sotto questa orribile occupazione.
Noi, il popolo della Palestina, cristiani e musulmani insieme, non accettiamo che sua Santità sia costretto ad entrare a Betlemme attraverso lo stretto passaggio nel muro dell’apartheid che circonda “la Città della Pace”, o che debba uscire dalla porta opposta, circondato da armi israeliane.
Non volevamo che i Suoi occhi avessero visto la città di Gerusalemme lacerata dalla guerra, che il Papa fosse costretto a vedere il popolo palestinese crocifisso sul Golgota di Gerusalemme.
Noi desideravamo che Lei avesse potuto piuttosto guardare alla tomba gloriosa dove il Cristo Redentore è risorto.
Noi non volevamo che il suo cuore udisse i lamenti del popolo palestinese schiacciato dall'occupazione o che Lei sentisse gli effetti di questa distruzione che come un terremoto frantuma i muri dei nostri luoghi sacri e delle nostre vite. Volevamo invece che Lei potesse sentire tutta la gioia che la Resurrezione, come un terremoto di vita, fa nascere nei cuori dei cristiani palestinesi.
Noi cristiani palestinesi, figli dei testimoni della Resurrezione, Le confermiamo che se Cristo è risorto anche il nostro popolo risorgerà!
Noi vogliamo che Sua Santità ci possa incontrare a Gerusalemme, radunati intorno al nostro amato Patriarca Fouad Twal, e se questo non sarà possibile rifiuteremo ogni altra soluzione. Perchè non possiamo accettare che le porte di Gerusalemme siano chiuse davanti a noi e che noi siamo costretti ad andare a Betlemme per incontrarLa. Tutti i palestinesi sono nati a Gerusalemme e nessuno ci può portar via i nostri certificati di nascita. Non accetteremo di incontrarLa in alcun altro posto che a Gerusalemme, nella Chiesa del Santo Sepolcro, lungo la Via Crucis e sulla spianata della Moschea di Al-Aqsa, con tutto il nostro popolo, noi insieme con i musulmani.
A Gerusalemme Le consegneremo un ramo d’ulivo appena colto da uno dei nostri alberi, così che Lei possa credere con noi che, nonostante tanti lo dubitino, la pace arriverà in Medio Oriente, quando sarà tolta l'occupazione e sarà riportata Gerusalemme alla pace e la pace a Gerusalemme. (…)
Sua santità, Lei ci porterà la Parola che ci ha condotto durante la Quaresima: “E' questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene dei prigionieri, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo!”(Isaia 58).
Ma noi siamo stati esposti a una dura oppressione e siamo sotto occupazione da sessant'anni.
E noi, a Gaza, siamo stati schiacciati da una guerra barbarica. A Gaza si sono realizzate le parole del salmo: “Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro di me. Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto” (Sal 102)
Chi altro se non Lei, potrà gridare davanti a questa ingiustizia dicendo come Mosè: “O Dio libera il mio popolo”! Noi continueremo da figli ad impegnarci nella speranza che la pace di Cristo arrivi presto nella terra di Cristo.
E se il mondo, Sua Santità, avesse paura per la sua sicurezza tra la gente Gaza, e Le impedirà di venire e pregare con noi, noi La rassicuriamo che i cuori dei palestinesi sono pacifici, quieti e sicuri in mezzo alla gente mussulmana di Gaza. Noi abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri, noi tutti siamo il popolo della Terra Santa della Palestina. Noi ci amiamo e rispettiamo reciprocamente e lavoreremo insieme per liberare la nostra terra.
Si, “Lei sia commosso dalla pietà” per noi, così come lo fu Gesù e venga da noi e prenda dimora nei nostri cuori.
Suo figlio in Cristo
Padre Manuel Musallam
Gaza, 1 Aprile 2009

Nessun commento: