«Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» è la limpida constatazione di San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (1 Cor. 15.14).
Alla luce di queste parole appare in tutta la sua sfolgorante evidenza il fatto che la religione più che un discorso su Dio e sui suoi rapporti con l’uomo, assume il significato di una risposta alla drammatica constatazione del fatto che siamo mortali.
Qualora infatti noi credessimo in un essere soprannaturale, ma non nella nostra sopravvivenza, inutile sarebbe veramente la fede; non solo la nostra.
Se è la morte a dare un senso alla nostra esistenza, è altrettanto vero che è la resurrezione a qualificare il nostro credo.
La religione assume significato in quanto è l’unica forma di pensiero in grado di fornire una risposta positiva all’insopprimibile domanda di vita ed all’angoscia allagante prodotta dalla consapevolezza della morte.
«O greggia mia che posi, oh te beata, che la miseria tua, credo, non sai!» scriveva Leopardi; alla base della sofferenza psichica umana sta l’affioramento della coscienza e, con essa, della coscienza del proprio destino.
Senza la speranza «Ammettere dunque si deve che intera si dissipa la sostanza dell’anima, simile al fumo, nell’alte regioni dell’aria, perché la vediamo nascere e crescere insieme col corpo e invecchiare sfinita con gli anni del corpo» (Lucrezio, De rerum natura, III).
E senza di essa «né c’è differenza tra chi non è nato mai in alcun tempo e chi ha dato la vita mortale alla morte immortale» (Lucrezio, De rerum natura, III).
La religione è una biologia/tanatologia, prima di essere una teologia.
Ciò che aggiunge di fondamentale il cristianesimo è una forte componente materialistica.
Tutto il messaggio evangelico è intriso di MATERia: la carne, il sangue, il pane, il vino, l’acqua, la croce.
Si tratta di un materialismo speciale, che non si contrappone alla dimensione spirituale e trascendente, e anzi la integra e la completa.
Un Dio incarnato che nasce come un uomo, vive come un uomo e come un uomo muore; ma anche un uomo che risorge alla vita come solo un Dio può fare.
Questa è l’apoteosi della nostra fede.
Stupendo è il passo del Vangelo di Luca nel quale si racconta l’apparizione di Gesù, dopo l’abbandono del sepolcro, agli apostoli increduli che “Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?» (Luca, 24.37-41).
Il Signore compare non come una visione, ma come un essere umano in tutto e per tutto; si fa tastare e chiede di essere nutrito.
La morte ha perso il suo potere su di lui.
L’inesorabile decadenza della materia, soprattutto di quella organica, è stata arrestata e invertita, questa volta per sempre, e le ferree leggi dell’entropia che regolano la freccia del tempo sono annichilite.
Come questo sia possibile non lo possiamo sapere perché attiene al campo di ciò che sta oltre la Physis e dunque la natura.
Ma se la Pasqua è reale, significa che possiamo immaginare una vita nuova, materica e spirituale insieme.
Una eterna crescita con gli altri esseri nell’amore e nella luce di Dio.
Una esistenza senza tempo dalla quale la morte ed il male fluiranno invano, come in un vaso forato. Marco Ciani
1 commento:
Salve Io amo la tua progetto in questo blog si sta facendo un bel lavoro molto potente!:)
scusa mio cattivo italiano
addio
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