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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

lunedì 2 febbraio 2009

Sparate d’inverno

In questi giorni d’inverno, spartiti tra la neve e qualche timido raggio di sole, non riesco ad abbozzare grandi pensieri. Non è una novità, si potrebbe anche assentire. Ma tant’è. Così proverò a formulare alla rinfusa qualche pensiero minimo, o meglio, qualche sparata, su alcuni temi d’attualità, giusto per ravvivare l’ambiente un po’ freddo di inizio febbraio.
1) Parto dalle polemiche suscitate dalle dichiarazioni razziste ed antisemite di mons. Williamson, rincarate dall’intervista di don Abrahamowicz, affermazioni che hanno fatto insorgere gli ebrei e scompaginato i rapporti tra Chiesa cattolica e Rabbinato d’Israele.
Come se non bastasse è intervenuto anche don Pierpaolo Petrucci, priore del Priorato di Rimini della Fraternità di San Pio X, secondo cui "per la revoca della scomunica non ci è stata posta alcuna condizione". Il religioso ha riferito che i seguaci di Lefebvre "sono rimasti scandalizzati dalla preghiera che Benedetto XVI ha fatto nella moschea blu di Istanbul durante il suo viaggio in Turchia" (nel novembre del 2006, ndr) e che riconoscono "il magistero della Chiesa fino al Concilio Vaticano II".
La scomunica non fu comminata a questi signori per le loro posizioni sull’ultimo Concilio, ma per l’ordinazione in opposizione al parere del Romano Pontefice di 4 vescovi, tra i quali lo stesso Williamson.
E’ però logico chiedersi perché il Papa senta solo ora, ex post, la necessità di richiedere ai lefebvriani un’adesione integrale al magistero della Chiesa, ivi comprese le ultime indicazioni conciliari.
L’imbarazzo segue l’inciampo, sempre a Ratisbona, sulle parole di Manuele II il Paleologo che diedero la stura a violente polemiche con il mondo mussulmano e viene dopo altri gesti quantomeno sorprendenti della Santa Sede come la passeggiata con Bush nei giardini vaticani quando il Pontefice si improvvisò cicerone, mostrando al presidente Usa le bellezze della capitale.
Quante gaffes…Non si può insegnare al Papa a fare il Papa - Domine non sum dignus – ma un pizzico di attenzione in più forse non guasterebbe.
2) Caso di Eluana Englaro.
Si tratta, purtroppo, di un caso dannatamente serio.
Vedo che molti, su un tema tanto delicato, continuano ad uscire con dichiarazioni di sostegno pubbliche e prese di distanze altrettanto tonanti di segno opposto, come se ci trovassimo in presenza di due contrapposte tifoserie.
Io ammetto di non aver maturato una posizione ben definita.
Diciamo pure che penso di avere dubbi a non finire.
Per questo mi chiedo come si faccia a sostenere su una questione del genere con tanta leggerezza l’una o l’altra tesi.
Spesso la differenza tra eutanasia ed accanimento terapeutico è assai esile.
Mi piacerebbe vedere un dibattito sobrio, con toni pacati che non sminuiscono la passione con cui è possibile far valere il proprio punto di vista.
Una discussione rispettosa delle posizioni altrui, una serena fermezza tale per cui chi dissente da me non né un assassino, né un ayatollah.
In fin dei conti stiamo discutendo sulla vita o la morte di una ragazza.
Qualunque posizione si possa tenere, se profonda e non superficiale, non potrà che assumere i contorni di una irriducibile problematicità.
3) Ho letto con un misto di tristezza e rabbia le illazioni di Antonio Di Pietro riguardanti il nostro Presidente della Repubblica.
Per il presidente Napolitano nutro una grandissima stima, pur provenendo da un percorso politico completamente diverso dal suo.
E’ uno dei pochissimi esponenti politici – si contano sulle dita di mezza mano – che mi evitano di cadere in una cupa disperazione perché incarnano il meglio dell’Italia e, a dispetto dell’età, costituiscono un esempio (aggiungerò poi qualcosa su questo aspetto) e una speranza di riscatto anche per i giovani del nostro Paese.
Per questo sentire vomitare in piazza contro il capo dello Stato certe idiozie mi deprime.
Sembra ormai che questo Paese sia un’osteria dove vince chi la spara più grossa.
Se Di Pietro rappresenta l’opposizione dei duri e puri arridatece pure Bevtinotti.
4) Lo sbarramento per le europee.
Speravamo di esserceli tolti dai piedi dopo le ultime politiche (purtroppo con qualche eccezione).
Invece i nanetti son di nuovo all’arrembaggio.
Mi riferisco alla ridda di partitini e partitucoli dell’”uno virgola” che riponevano le loro residue speranze di sopravvivenza nel mantenimento del proporzionale puro alle prossime Europee.
Se non rappresentate niente o poco più, cari amici, compagni e camerati dei micro partiti, mettetevi insieme. Lavorate bene e vedrete che supererete l’asticella.
Leggo, anche su Città Futura, di un suggestivo Comitato per la Democrazia che raggruppa, fra gli altri, Ps, Prc, Udeur, radicali, Verdi, Pli, Psdi, Liberaldemocratici, Partito D’Azione, Sinistra Democratica, Comitato dei 101 (saranno mica quelli della famosa carica?) che manifesterà davanti al Quirinale e a Montecitorio.
Vi risparmio le considerazioni su come si vota negli altri paesi occidentali e dei relativi sbarramenti e sistemi uninominali che riducono e neutralizzano la presenza di residuati bellici del genere.
Mi si obietterà che le idee non contano per il consenso, ma per la loro intrinseca valenza e bontà. Di fronte a cotali considerazioni, da rozzo montanaro quale mi considero, mi permetto di replicare: fateci il piacere, andate a lavorare.
5) Ultimamente c’è una cosa che non sopporto: il non parlar chiaro.
Quanti distinguo, anche nel mio partito, il PD; quanti tatticismi; quante iperboli.
Non mi meraviglia che la sinistra continui a perdere.
Il guitto di Arcore ha un vantaggio, la semplicità: via l’ICI, i soldati nelle strade, via la monnezza da Napoli, l’Alitalia agli italiani, abbasso i comunisti.
Poi manda l’Italia in malora.
Ma almeno non ti fa innervosire con le prediche.
Sempre più la sinistra sembra la casa della chiacchiera: parole, parole, parole, ripeteva una celebre canzone di Mina.
E mai una decisione chiara.
Con i suoi intellettuali impegnati in defatiganti dibattiti sui massimi sistemi, che non concluderanno mai nulla.
Colgono tutto, tranne l’essenziale.
In più, i nostri politici da pochi soldi, si prendono il lusso di credersi dei grandi governanti.
Che dire? Fanno veramente pena.
In realtà sono solo asini vanesi che purtroppo non valgono più di una cicca.
Come scegliere tra i delinquenti distruttori di finanze della destra e gli incapaci narcisisti della sinistra?
6) E’ un periodo che sento la nostalgia per alcuni personaggi (che non nominerò perché attengono alla mia sfera personale) che ho considerato e continuo ad ammirare come buoni esempi di vita.
Credo che tutti noi, nei più svariati ambiti, familiare, scolastico, professionale, politico, religioso, culturale ne abbiamo conosciuti e, magari anche solo per un periodo, siamo rimasti appesi alle loro labbra.
Ultimamente, faccio fatica ad individuare figure di tale levatura; forse sono in via di estinzione.
Solo mi chiedevo se sono io che ho perso la capacità di riconoscerli o se effettivamente scarseggino, come l’acqua in mezzo al deserto.
Ogni tanto, nel baillame di parole, sentite, lette, scritte o più semplicemente pensate, si fa sentire la sensazione che si tratti veramente di soffi e nulla più.
Ed è in quei momenti che il rimpianto di personalità coerenti, di poche parole e grande saggezza, mi prende come una stretta al cuore.

marco ciani@hotmail.com

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