La Carta strappata
di Marco Damilano - da L'Espresso
Sul tavolo accanto alla scrivania di vicepresidente della Camera ci sono due testi: la Bibbia e la Costituzione. "E presto aggiungerò i documenti del Concilio". I punti di riferimento fondamentali per la cattolica Rosy Bindi: fedeltà ai propri valori di credente "che non si impongono per legge", fedeltà alla Carta del 1948 messa in pericolo in questi giorni: "Berlusconi ha usato la vita di Eluana contro gli equilibri istituzionali previsti dalla Costituzione".
Vita contro procedure istituzionali: è la partita che la politica ha giocato in queste settimane?
"È la contraddizione voluta e costruita da Berlusconi e dalla sua maggioranza. So bene che in un clima di emotività nazionale era difficile riflettere, ma ora che i toni si sono abbassati possiamo provare a chiederci: si può garantire la dignità e la vita di una persona mettendo a rischio i fondamenti della democrazia? Qui c'è ben altro che la ragione di Stato da difendere. Sul caso di Eluana il governo ha giocato una partita con le carte truccate. È stata usata una vita contro la Costituzione. L'obiettivo non era salvare una donna, ma perseguire ben altri scopi".
Quali?
"Quelli dichiarati dallo stesso Silvio Berlusconi. Nella conferenza stampa in cui ha usato parole irripetibili riferite a Eluana ha detto che il governo non può essere limitato nel suo potere di fare i decreti. E ha minacciato, in caso contrario, di ricorrere al popolo per cambiare la Costituzione. Ma la firma del presidente della Repubblica sui decreti non è un atto notarile: è la garanzia che il governo sta esercitando il suo potere nel rispetto dei valori costituzionali. Sono stata ministro per sei anni, sui decreti c'è sempre un dialogo tra il governo e il Quirinale. Non è mai successo invece che sui dubbi del presidente della Repubblica il governo costruisse uno show. Si è creato ad arte un pretesto, si è spettacolarizzato il dissenso di Giorgio Napolitano, si è fatto di tutto per farlo passare per uomo di parte. Sono arrivati a dire perfino che la sua è la parte della cultura della morte. Tutto per lanciare un unico messaggio al Paese: non si disturba il manovratore".
Però tra i cittadini aumenta la paura del futuro. E l'invocazione di un uomo che decida.
"Nella storia le svolte autoritarie arrivano spesso per la difficoltà a funzionare delle assemblee parlamentari, lo so bene. Per questo bisogna rapidamente agire per correggere il bicameralismo, riformare i regolamenti delle Camere, ridurre il numero dei deputati e senatori. Tutto per rendere più efficace la forma di governo parlamentare, che non può essere messa in discussione. Berlusconi pensa che chi vince le elezioni comanda il paese: questa è la profonda distanza tra lui e la Costituzione. So che anche in casa mia, nel Pd, qualcuno ha avuto simpatia per modelli presidenziali, l'elezione diretta del premier, il sindaco d'Italia. Ma questo non è tempo di presidenzialismo: in questo momento storico, con Berlusconi, con il conflitto di interessi, con i parlamentari nominati, con i pesi e i contrappesi vissuti con insofferenza, non ci sono in Italia le condizioni per alcun cedimento".
Ma l'attacco alla democrazia è solo un fatto di regole?
"La mia paura è che questo governo voglia approfittare della crisi economica per svuotare la democrazia. La democrazia disegnata dalla Costituzione è in crisi perché sono duramente colpiti i suoi principi di uguaglianza e di giustizia sociale che garantiscono la libertà degli individui. Al loro posto c'è il modello di società di questa destra. Lo vediamo sull'immigrazione, su come trattano il povero, il marginale, il diverso. Si utilizza la crisi per creare una società più disuguale, più immobile, con più privilegiati garantiti e con lo scatenamento della guerra tra i più poveri, i non tutelati. La destra mette insieme la difesa del proprio territorio, il liberismo straccione pronto a trasformarsi in protezionismo e l'imposizione della sua visione etica con una legge dello Stato".
Non lo fa solo la maggioranza. In queste settimane i cardinali Ruini e Poletto hanno teorizzato un principio: la legge dello Stato non può opporsi alla legge di Dio e della Chiesa, in caso di contrasto deve prevalere la legge di Dio. Cosa ne pensa la cattolica Bindi?
"Penso che la legge di Dio sia superiore alle leggi umane. Ma nessuno può pretendere che la propria visione sia interamente recepita da una legge dello Stato. Non puoi trasformare la legge superiore che guida le tue scelte e la tua coscienza in una legge dello Stato imposta anche a chi non la condivide. Laicità e democrazia non sono l'assenza di valori, ma la fatica di valori condivisi. Tenendo uniti due principi: il primato della coscienza e la non imposizione dei tuoi valori agli altri".
D'accordo, però torniamo nell'Italia 2009. Nel caso Englaro questi principi sono stati rispettati dalla gerarchia ecclesiastica e dal governo?
"Ho una gran paura: che per ottenere alcune leggi una parte della gerarchia ecclesiastica e del mondo cattolico resti in silenzio su i rischi che incombono sulla nostra democrazia. Non si può barattare un singolo principio con il valore della democrazia: se metti in pericolo la libertà degli altri prima o poi toccano anche la tua. È già successo: sono concordataria, ma ricordo che nel 1929 la Chiesa firmò il Concordato con Mussolini e solo due anni dopo il regime fascista fece chiudere i circoli dell'Azione cattolica. Questo dovrebbe mettere in guardia verso chi si propone di nuovo come l'uomo della Provvidenza. Lo dico alla mia Chiesa: solo con la democrazia e con la Costituzione tutto è possibile. Non si possono difendere i propri valori abbassando i principi di convivenza democratica, perché così anche la difesa della vita e della famiglia diventa un fatto puramente formale e alla fine se ne paga un prezzo ben più alto".
Berlusconi è in politica da 15 anni, siamo davvero alla sfida decisiva: cambio della Costituzione, spallata istituzionale, assalto al Quirinale?
"Eluana ne è la prova: se Berlusconi è arrivato a usare un caso così delicato con quella volgarità vuol dire che è disposto a tutto. Il suo è un annuncio: se non mi date i poteri di cui ho bisogno ricorrerò al popolo. Dimentica che nel 2006 il popolo italiano ha già bocciato a grande maggioranza la loro controriforma della Costituzione".
E il suo partito, il Pd, come si attrezza a questa sfida? Oscillate tra due estremi: un giorno Berlusconi è come un premier inglese, il giorno dopo lo si paragona a Putin. Questa settimana siete scesi in piazza per difendere la democrazia minacciata, ma con Berlusconi state votando la modifica della legge elettorale europea e sul federalismo leghista vi siete astenuti.
"Se andare in piazza serve a riprendere il cammino parlamentare sulla bozza Violante per rafforzare il Parlamento va benissimo. Se le intenzioni del governo sono altre ci opporremo con tutte le nostre forze. Su giustizia e intercettazioni nessuno di noi ha intenzione di fare l'inglese. Piacerebbe anche a me un centrodestra europeo, ma in Italia purtroppo non c'è. E noi dobbiamo ripartire dalla Costituzione: questa è la nostra missione.".
Per la verità, nelle manifestazioni del Pd si canta l'inno nazionale e c'è il tricolore sul palco, ma della Costituzione non si vede traccia.
"Benissimo: allora portiamo sul palco anche il testo della Costituzione. Ma il problema non è di simbologia: spesso facciamo fatica a definire l'identità culturale del Pd, ma gran parte della nostra identità è contenuta lì, in quelle parole".
In piazza ha parlato Oscar Luigi Scalfaro: non temete di tornare al vecchio anti-berlusconismo?
"Scalfaro è il simbolo dell'Assemblea Costituente. Il nostro obiettivo non è l'antiberlusconismo, è la difesa di principi fondamentali che sentiamo minacciati. E su questo speriamo di trovare tanti compagni di viaggio. Per esempio, Pier Ferdinando Casini: altrimenti che avrebbe fatto a fare la rottura con Berlusconi un anno fa? La sinistra, che spero ricostruisca una sua presenza politica e non si affidi alla difesa di piccole sigle dello zero virgola per cento. Le forze sociali: la Cisl di Pezzotta nel 2006 fu al nostro fianco nel referendum sulla Costituzione, mi chiedo dove sarà la Cisl di Bonanni. E altri compagni di strada inaspettati".
A chi si riferisce?
"Con Gianfranco Fini mi trovo a lavorare alla presidenza della Camera. Gli do atto di aver difeso il presidente della Repubblica e il Parlamento dall'aggressione del governo a colpi di decreto. E qui, a Montecitorio, la nostra sarà una vigilanza quotidiana".
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