Ricevo dall'amico Giorgio Barberis una mail con un testo che merita di essere diffuso. E che ovviamente condivido in toto.
Sono i primi germogli di quel che ci può aspettare nei prossimi anni? Del resto, al di là delle strumentali polemiche politiche, su questi argomenti c'è un grande silenzio, anche nella Chiesa, salvo qualche coraggiosa e ignorata voce. Ma quale Vangelo predichiamo se continuiamo a circoscrivere i "valori" in un piccolo recinto? Certo è più facile occuparsi di "resistenza dimenticata", rivendicando presenze, partecipazione e "meriti" che nessuno più nega, e che la storiografia ha già ampiamente documentato; forse è anche più facile parlare di aborto, eutanasia, sperimentazione genetica che parlare di guerra e pace, di immigrazione e migrazioni, di razzismo e xenofobia, di accoglienza e solidarietà, di diritti delle persone, di antievangeliche frasi come "padroni a casa nostra", quando chi ti sta davanti, magari a Messa, è attento solo al suo portafoglio e alla sua "pancia"... Perchè tanti avvertono uno stridore tra la predicazione della Chiesa che è sempre più predicazione di una morale, di cui si tenta di dimostrare la razionalità indipendentemente dalle ragioni della fede, e la missione di predicare il Vangelo, cioè la buona, gioiosa, liberante e liberatrice notizia di Gesù di Nazareth, pienamente uomo e totalmente Dio "fatto carne" nel "verso" della storia, tra gli ultimi, gli emarginati, gli infrequentabili e gli "scomunicati"? A che serve una morale slegata dalla fede personale nel Dio di Gesù Cristo, una morale giustificata dalla ragione, una morale che rischia di rendere un di più la stessa incarnazione, una morale che, se fondata sulla ragione, non può che affiancarsi alle altri morali religiose e filosofiche di cui è ricca la storia dell'umanità? Io credo che sia compito del credente predicare e testimoniare, con i suoi limiti e le sue fragilità, con un "senso vero del peccato", che è altro dal "senso di colpa", la fede nel Dio di Gesù Cristo, una fede che rende capaci di scelte morali difficili, eroiche, altrimenti improponibili, o invivibili...
Infine, credo che se il Cristo si incarnasse oggi, nascerebbe forse in un campo profughi, o tra i "clandestini" dei barconi che si vogliono affondare o lasciare in mezzo al mare, o in un campo rom... dwf
Provate ad immaginare.
Una persona del vostro quartiere è sorpresa dentro un appartamento: forse voleva rubare, forse voleva portar via una neonata. Viene arrestata.
Provate ad immaginare.
Il giorno dopo e poi quelli successivi ragazzi in motorino lanciano una molotov contro la casa di un vostro vicino. L’incendio brucia in parte l’appartamento ma per fortuna l’uomo, la donna e i due bambini che ci vivono se la cavano. Spaventati ma incolumi. Poi è la volta di un intero quartiere: arrivano a centinaia con i bastoni e le bottiglie incendiarie. La gente scappa si rifugia da parenti.
Provate ad immaginare.
Un bambino che vive ad un paio di isolati da casa vostra viene circondato da gente ostile che, sapendo che è del vostro paese, lo insulta, lo schiaffeggia, lo spinge a forza dentro una fontana. Il bambino è piccolo, forse piange, forse stringe i denti perché la violenza degli altri è un pane duro che ha imparato a masticare sin da quando è nato.
Provate ad immaginare.
La furia non si placa: anche i quartieri vicini sono sotto assedio. Raccolte in fretta poche povere cose intere famiglie si allontanano. La polizia non ferma nessuno degli incendiari ma “scorta” voi e i vostri compaesani. Andate via. Non sapete dove. Lontano dalle molotov, lontano dalla rabbia, lontano dalla ferocia di quelli che sino al giorno prima vivevano a poche centinaia di metri da voi. Andate in cerca di un buco nascosto, dove, forse potrete resistere per un po’. Fino alla prossima molotov.
Provate ad immaginare.
Vostri compaesani e parenti che vivono lontano, in altre città, vengono assaliti, le loro case bruciate. Anche loro sono in strada.
Provate ad immaginare.
Il governo del vostro paese vara misure straordinarie per far fronte all’emergenza. Leggi per fermare la violenza e l’illegalità. Leggi contro di voi ed i vostri parenti, contro i vostri vicini di casa, contro quelli del vostro quartiere e contro tutti quelli del vostro stesso paese.
Provate ad immaginare di essere in Italia, in questo maggio del 2008.
Non vi pare possibile? Eppure è cronaca di tutti i giorni. La cronaca di un pogrom.
Un pogrom che sta incendiando l’Italia. Brucia le baracche dei rom e corrode la coscienza civile di tanti di noi. Qualcuno agisce, i più plaudono silenti e rancorosi, convinti che da oggi saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi, di quelli che non si lavano perché non hanno acqua neppure per bere, di quelli che di rado lavorano, perché nessuno li vuole, di quelli che vanno a scuola pochi mesi, tra uno sgombero di polizia ed un rogo razzista.
Forse pensate che questo non vi riguarda. Forse pensate che questo a voi non capiterà mai. Siete cittadini d’Europa, voi. Siete gente che lavora, che paga il mutuo, che manda i figli a scuola. Forse avete ragione. Forse no. Nella roulette russa della guerra sociale c’è chi affonda e chi resta a galla. Il lavoro non c’è, e se c’è è precario, pericoloso, malpagato. Il mutuo vi strangola, non ce la fate ad arrivare alla fine del mese, a pagare tutte le spese, ma forse, tirando a campare, con la paura che vi stringe la gola, ce la farete. Gli altri, quelli che restano fuori, che crepino pure.
Nemici, anche i bambini. O li caccia il governo (o la camorra) o ci penserete voi stessi, di notte con i bastoni e le molotov. A fare pulizia. Etnica.
Intanto, giorno dopo giorno, i nemici, quelli veri, vi portano via la vita, rendono nero il vostro futuro. Il nemico marcia sempre alla nostra testa: è il padrone che sfrutta, è il politico che pretende di decidere per noi, che vuole che i penultimi combattano gli ultimi, perché la guerra tra poveri cancella il conflitto sociale.
Provate ad immaginare.
Provate ad immaginare che un giorno il padrone vi licenzi, che la banca si prenda la casa, che la strada inghiotta voi e i vostri figli. Sarà il vostro turno. Ma allora non ci sarà più nessuno capace di indignazione, capace di rivolta.
Provate ad immaginare.
Un giorno qualcuno potrebbe chiedervi “dove eravate mentre bruciavano le case, deportavano la gente, colpivano i bambini?”
Non dite che non sapevate, non dite che non avevate capito, non dite che voi non c’entrate.
Chi non ferma la barbarie ne è complice.
Provate ad immaginare un futuro come questo presente da incubo.
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