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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

sabato 29 dicembre 2007

L’anno nuovo

“Indovinami, indovino, tu che leggi nel destino: l’anno nuovo come sarà? Bello, brutto, o metà e metà?”.
Gli avvenimenti di questi giorni, dal Pakistan con i suoi bagliori atomici, ai delitti di Garlasco e Perugia, dalla classe politica che continua a dare uno spettacolo indecoroso fino ai lutti recenti degli operai della Tissen…beh, confesso di provare un poco di malinconia.
Certo, se guardo la mia situazione personale - tocchiamo ferro - non mi posso lamentare.
Ma dove cercare un po’ di speranza per questo nostro triste mondo inquieto?
Perfino Papa Benedetto XVI ha sentito il bisogno di dedicare una enciclica alla speranza, che infatti inizia così « SPE SALVI facti sumus » – nella speranza siamo stati salvati. Dice san Paolo ai Romani e anche a noi.
Purtroppo la lettura della lettera papale non mi ha molto risollevato. Anzi, mi ha pure creato qualche perplessità in più.
Certo. A chi è credente rimane sempre la speranza di una vita migliore nell’aldilà.
Ma nell’aldiquà? Dobbiamo forse rassegnarci?
Guardando mia figlia che ha compiuto due anni da poco e che ormai incomincia a parlare e, pian piano, a capire il mondo, mi chiedevo cosa potrò dirle un domani, quando vedendo scorrere le immagini del telegiornale o di qualche talk show mi dovesse chiedere “caro papà, in che mondo mi hai fatto nascere?”.
Certamente io non sono di quelli che indulgono alla retorica del “una volta era meglio”. Per carità! Ricordo bene i racconti di mia nonna sulle fame patita, le due guerre mondiali, la paura di un olocausto nucleare e via discorrendo. E se ci spostiamo ancora più indietro nel tempo, peggio che andar di notte.
Ma mi sembra che, fino a qualche anno fa, la percezione portasse a dire che complessivamente la situazione del genere umano andasse, pur in mezzo a mille contraddizioni e ricadute, lentamente ma inesorabilmente migliorando.
Ora non più. Questa sensazione non si avverte. E mi pare anche che la privazione di speranza e l’incertezza del futuro abbiano portato la gente ad essere più incattivita, più diffidente, più disumanizzata e cinica.
Mi sbaglio? Magari!
Se penso al nuovo anno, che tra l’altro avrà un giorno in più - augurandoci che anno bisesto non sia anche anno funesto, come vorrebbe il motto popolare - non lo vedo molto bene.
A parte immaginarmi di nuovo il ghigno di Berlusconi a Palazzo Chigi, magari con Dini premiato alla presidenza del Senato per il tradimento annunciato del governo attuale, raffigurazione che già da sola mi sconforta a sufficienza, non so proprio cosa sarà di questa nostra povera Italia e di questo nostro misero mondo.
Qualche amico mi direbbe, servirebbe un’utopia.
Io gli risponderei, lascia stare le utopie. Hanno già fatto danni incalcolabili. Riponile pure nella grande discarica della storia.
E allora questo amico potrebbe ribattermi “allora dimmi tu, sapientino, cosa ci serve”.
A questa provocazione forse gli risponderei che ci servirebbe un po’ più di compassione per il prossimo, un pizzico di fiducia in noi stessi, una dose abbondante di ragionevolezza e qualche esempio da seguire.
Ma non sto parlando di grandi uomini. Non ci servono improbabili eroi. Sto parlando di persone normali. Anche se, in tempi di esplosioni irrazionalistiche e di cialtroneria diffusa, gli uomini normali, pacifici e ragionevoli sono il fenomeno più rivoluzionario che possa esistere.
Sono coloro che cercano, malgrado tutto, di fare bene e onestamente la loro parte, magari preoccupandosi un pochettino anche degli altri.
E questo si può fare in molti modi.
Per esempio, non frodando il fisco. Finanziando un’adozione a distanza. Donando il sangue. Aiutando in parrocchia. Partecipando alla vita politica del proprio comune. Manifestando per una causa o sottoscrivendo petizioni.
Ci sono parecchie piccole cose che messe insieme possono smuovere veramente le montagne.
E che se moltiplicate per tante persone, diventano un’onda gigantesca capace di spostare la rotta di una nave che altrimenti rischierebbe di andare a sbattere sugli scogli.
Se non mi credete, pensate cosa è riuscito a combinare duemila anni fa un tizio con la barba circondato da una dozzina di mezzi sbandati.
Ecco cosa potrei dire a mia figlia, quando avrà l’età per capire, e a me stesso.
Cerca di comportarti bene e pensa a fare meglio che puoi il tuo. Per il resto, vivi in pace con gli altri, aiutali se puoi, e rispettali. E per cambiare il mondo in positivo, incomincia da te.
Alla fine della fiera, anche la filastrocca di Rodari che la maestra mi aveva fatto imparare a memoria in prima elementare terminava dicendo “Di più per ora scritto non trovo nel destino dell’anno nuovo: per il resto, anche quest’anno…sarà come gli uomini lo faranno”.
marco ciani@hotmail.com

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