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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

venerdì 10 luglio 2009

Trasferimento... ma nulla cambia!

Poichè la Voce alessandrina ha pubblicato questa mattina l'annuncio del mio trasferimento, cambio parrocchia, del resto da me richiesto, pubblico la lettera di spiegazione che verrà consegnata ai miei parrocchiani per spiegarne il senso. Ma anche a Castelceriolo c'è - oltre al casello autostradale di Alessandria Est - la connessione internet!

Alessandria, 11 luglio 2009 Festa di San Benedetto

Carissimi Parrocchiani,

quando il 3 ottobre 1993 sono stato presentato dal Vescovo Mons. Charrier alla Comunità del Suffragio, a chi mi augurava di restare fino “alla pensione” rispondevo che mi sembrava più giusto restare per 10-12 anni, pena l’invecchiamento delle persone, delle idee, degli entusiasmi. Di anni ne sono passati sedici!
Sento perciò la responsabilità di far sì che vi sia “vino nuovo in otri nuovi”, come diceva il Vangelo nei giorni scorsi! Così già da qualche mese avevo dato la disponibilità al Vescovo per un cambio, utile per me e per la Comunità, dicendogli anche che non mi sarebbe dispiaciuto, né lo avrei sentito come una “diminuzione” o uno scendere “nella carriera”, andare a fare il parroco in un paese, un’esperienza che mi manca... Chi mi conosce sa anche che cosa penso della preoccupazione o dell’ansia di “far carriera” nella Chiesa! L’unica carriera che mi interessa è quella che permette a qualche persona – anche attraverso il mio servizio – di incontrarsi con il Signore Gesù e con il suo Vangelo... Fa carriera nella Chiesa chi sa accompagnare qualche persona – magari nel segreto – “sulla soglia di Dio”: questo credo sia il compito di un prete, compito che lì finisce, perché ciò che avviene dopo, il varcare o no quella soglia, riguarda solo il dialogo personale e filiale tra l’uomo o la donna e Dio stesso...
Al Vescovo che temeva “letture indebite” ho anche assicurato che avrei ben spiegato che lui stesso rispondeva ad un mio desiderio, anche per avere più tempo da dedicare ad altri interessi e iniziative che mi stanno a cuore e che mi portano spesso ad accettare impegni fuori da Alessandria.
Certo che è una scelta che mi costa! Tutti possono comprendere bene che in sedici anni si creano legami profondi e forti, che si consolidano quando si sono vissuti insieme momenti di gioia e di tristezza, quando si sono intrecciati dialoghi (magari più importanti e arricchenti per me che per gli altri, conoscendo i miei limiti), quando si sono avute generosissime collaborazioni e attenzioni, quando molti sono riusciti ad andare al di là dei miei silenzi (ho abbondanza di parole sono nelle omelie e nei dialoghi personali, ma ben poche parole di fronte alle incomprensioni o ai giudizi critici senza la volontà di dialogo vero). Penso che tutti potranno comprendere che cosa comporta a livello personale lo strappo che comunque si verifica – anche se si va a pochi minuti di distanza – negli affetti e nelle amicizie. In occasione della morte di mia madre, dodici anni fa, dissi che la mia unica famiglia (essendo mio fratello e tutti i miei parenti lontani da Alessandria), quella che sentivo come mia famiglia, era proprio la mia Comunità, e sapete che non amo dire frasi retoriche!
Negli anni scorsi, fino a due anni fa, molti altri impegni occupavano la mia vita, portandomi spesso fuori Parrocchia; sono stati gli anni in cui ho avuto la fortuna di poter collaborare intensamente – con quali risultati e quale utilità per gli altri lo dirà il futuro – con il Vescovo Charrier: ho avuto in quegli anni la fortuna di avere l’aiuto prezioso di don Paolo, don Pietro Gandolfo, don Attilio Goggi, don Carlo Gualco e ora anche di don Giovanni Ginevri: soprattutto a loro deve andare la gratitudine mia e della Comunità, perché hanno abbondantemente supplito ai miei limiti, alle mie assenze e anche alle mie trascuratezze. Come a tanti straordinari e competenti laici che sono stati veri collaboratori nell’attività pastorale della parrocchia, di più, persone che sentono una vera corresponsabilità, di cui il prete è servitore e collaboratore, perché l’annuncio del Vangelo e la sua testimonianza sono compito di tutti i battezzati.
Ma ora sento la stanchezza e la mia incapacità: la nostra Comunità ha grandi strutture adatte ai tempi in cui la Parrocchia era come un villaggio dove si viveva il più possibile e si usciva solo per le necessità della vita – il lavoro, la scuola e qualche momento di vita familiare; ora la Parrocchia è sempre più “la fontana del villaggio”, secondo l’immagine profetica di Giovanni XXIII, dove si va ad attingere l’acqua ma poi, sostenuti da questo indispensabile alimento, si vive altrove.
Oggi sento le strutture e gli sforzi che bisogna fare per il loro mantenimento come un peso insopportabile e fonte di ansia continua. Molto abbiamo fatto in questi anni: i portali della chiesa, tutti gli impianti rinnovati, la Cripta, la risistemazione di tutta l’area di nostra pertinenza, spesso spinti da urgenze: credo che quanto mi è stato affidato non sia certamente impoverito perché il valore delle strutture è accresciuto, ma sapete bene che non sono capace né di chiedere – se non per atti di carità – né di amministrare. Vorrei vivere con una sola ansia, quella di predicare il Vangelo, non con quella di pagare le bollette stratosferiche che una struttura così grande comporta...
Non possedevo nulla quando sono venuto al Suffragio; vado altrove vivendo la stessa povertà, anzi, senza neppure il supporto che allora avevo, della piccola pensione di mia mamma. Ma il Vangelo ci insegna che chi “ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha”, senza attendere nulla in cambio se non, a volte, l’ingratitudine...
Perciò sento come necessario lasciare ad altri, più esperti, più competenti e con un nuovo entusiasmo, questi compiti che io non mi sento più in grado si svolgere. Ma credo che il far finta di nulla, il tirare a campare, il trovare piccole soluzioni di tamponamento, provocherebbe un riflesso negativo proprio sulla missione della Chiesa: io sono prete per pensare alla missione di annuncio, di celebrazione e di testimonianza del Vangelo, non per cercare una mia sistemazione: l’ansia della missione, con la necessità di rinnovamento che comporta, di nuove idee, di nuove proposte, di nuovo entusiasmo, deve prevalere sull’ansia di “sistemarmi” guardando alla vecchiaia!
Sono perciò grato al Vescovo per avermi proposto Castelceriolo come nuova Comunità: ha una grande storia, un generoso presente e un’apertura al futuro che diventano altrettanti stimoli al mio impegno. Nella chiesa parrocchiale c’è la tomba di don Carlo Torriani sulla quale è scritto: Giornalista, Sindacalista, Sacerdote. Chi mi conosce può immaginare quale condivisione e sintonia di interessi io vi possa trovare, con la consapevolezza di avere di fronte un gigante per me inarrivabile.
Ma penso anche con stima e affetto alla presenza a Castelceriolo di don Luigi Riccardi, figura luminosa e di riferimento tra i preti alessandrini, che già mi ha rassicurato sulla sua presenza, sulla sua disponibilità e, spero, sul suo consiglio.
Come dobbiamo essere grati al Vescovo per la nomina di un suo stretto e competente collaboratore a nuovo parroco del Suffragio: negli anni scorsi abbiamo condiviso molte attività, molti servizi alla Chiesa, abbiamo coltivato una preziosa amicizia. Don Gian Paolo saprà certamente supplire in molti campi alle mie incapacità o alle mie lacune e dare alla Comunità una ventata di novità. Spero che anche con lui tutti siano consapevoli che il passato è, appunto, “passato” prossimo o remoto. La pastorale della Chiesa è proprio l’arte di trovare vie nuove e adeguate ai tempi per far incontrare gli uomini e le donne di oggi, con la loro storia e la loro cultura, con il Vangelo.
Confido in un ricordo nella preghiera di tutti, un ricordo che diventa così sforzo per raccogliere ciò che di bello, di buono, di significativo posso aver seminato e, insieme, capacità di perdonare gli sbagli, le dimenticanze, le incomprensioni che pure sono una realtà della mia vita. Non voglio scrivere frasi da “testamento spirituale”, perché spero di aver ancora tempo per diventare migliore! Posso solo dire che al di là dei limiti e degli errori miei personali, non mi sono mai messo in un atteggiamento di critica o di giudizio nei confronti delle persone, ma solo ho cercato di voler bene a tutti; credo sia quanto basta per essere perdonato di tutto quello che posso aver sbagliato.
Con affetto per tutti e con fiducia nella mia vecchia e nella mia nuova Comunità, con affetto e fiducia nella Chiesa che più grande delle nostre personali povertà.

don Walter

6 commenti:

Gap ha detto...

La mia è stata una breve visita, il suo blog richiede lettura attenta. Penso che tornerò ancora.

beffatotale ha detto...

Buon lavoro nella nuova parrocchia!

Gap ha detto...

Ti ho linkato. Ho visto che ti sei aggiunto ai miei lettori e ti ringrazio. I migori auguri per la nuova tappa del tuo cammino.

dwf ha detto...

Grazie a tutti! Continuo però a seguirvi e a riflettere sulle cose che scrivete, con le quali quasi sempre concordo!

Gianna Calcagno ha detto...

Buon lavoro don, ma a presto nella tua parrocchia. Continua nel tuo operato e questo sarà un arricchimento per noi che lo seguiremo e per i tuoi nuovi parrocchiani. GIANNA CALCAGNO

ink ha detto...

buon giorno Don :-)l'ho trovato per caso , il suo blog, lo leggerò con calma ho la sensazione che meriti molta attenzione.
Si rassegni, internet a Castelceriolo è lento quasi come la mentalità locale
Le auguro buon lavoro Don, non è mai un compito facile entrare in una nuova comunità, questa poi non è mai stata 'facile'
Una sua parrocchiana che frequenta altrove :-)