Interessantissimo l'articolo di Giacomo Galeazzi su La Stampa di sabato 12 luglio 2008. Non è necessario nessun commento. Chi mi conosce e mi ha letto negli anni scorsi può agevolmente intravvedere nella filigrana dell'articolo, o meglio, nelle cose che dicono gli intervistati, a partire dal ciellino Amicone (che di solito non fa onore al suo cognome quando bolla gli avversari politici e - peggio ancora - ecclesiali!), passando attraverso quella perla di prete che è figura esemplare, perchè, come ci insegnano oggi un buon prete non fa e non parla di politica, a meno che non abbia compreso dov'è oggi il verbo e che "Forza Italia - o la sua figliazione - è nata per ispirazione dello Spirito Santo" (l'ha detto e scritto!!!), per finire con il "liberale" Biondi, che dà un'ulteriore dimostrazione di quanto poco significato abbiano le parole e definizioni politiche, chi li legge può intravvedere anche la mia fotografia in filigrana. Anche se è troppo onore per me sentirmi accostato a taluni pensatori politici e a figure ecclesiali che mi hanno certamente ispirato e per le quali nutro stima e affetto filiali.
La roccaforte è l’arcidiocesi retta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, la più grande d’Europa, e il megafono è «Famiglia cristiana», l’ammiraglia dell’editoria cattolica (tre milioni di lettori) che da settimane prende di petto governo e Pdl. Dopo la sconfitta elettorale, parte da Milano la «reconquista» dei cattolici di sinistra. «E’ un’operazione camaleontica, studiata a tavolino - attacca il ciellino Luigi Amicone, direttore del settimanale “Tempi” -. Più i catto-progressisti perdono terreno nelle parrocchie, più sentono il bisogno di riorganizzarsi attorno all’arcivescovo e al giornale che tengono in vita un marchio decaduto. Nuovi sentieri, stessi marciatori, dunque. Sono i soliti pacifisti, dossettiani e terzomondisti usciti a pezzi dalle urne. I gattopardi come Bindi, Castagnetti e Franceschini si affidano ai Paolini, editori del Papa, e alla Chiesa ambrosiana per imbastire una manovra di vertice, priva di effetti concreti su quella base ecclesiale che si muove autonomamente - osserva Amicone-. Il cattolicesimo di sinistra alza la voce perché si sente mancare la terra sotto ai piedi: la gran parte della galassia bianca segue altre strade e vota altrove». L’ala sinistra di quello che fu lo sterminato bacino della Dc «soffre il distacco dalla realtà per un ansia di visibilità ed è senza popolo né idee», quindi, secondo Amicone, «reagisce in modo artificioso, astioso e verticistico allo spostamento dell’elettorato cattolico verso il centrodestra». Nei giorni scorsi le bordate dalla Curia milanese e di «Famiglia cristiana» nelle infuocate polemiche sulle impronte ai bimbi rom e la moschea di viale Jennner hanno provocato persino la convocazione al Viminale dell’ambasciatore italiano in Vaticano. La Curia di Milano ha definito fascista il «giro di vite» sulla sicurezza e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni ha deciso che d’ora in avanti non accetterà più alcuna offesa o insulto e risponderà per via istituzionale all’attacco di una parte minoritaria della chiesa cattolica, assicura la Padania. L’ultimo strappo è l’affondo del responsabile del dialogo interreligioso della Curia di Milano, monsignor Gianfranco Bottoni, che domenica ha bollato come un «provvedimento fascista e populista che limita la libertà religiosa» la chiusura della moschea di viale Jenner ipotizzata da Maroni. E già Tettamanzi aveva sentito il bisogno di prendere le distanze dalla decisione del governo di impiegare temporaneamente l’esercito per garantire la sicurezza dei cittadini. Un’opposizione frontale all’esecutivo che non è certo passata inosservata nei Sacri Palazzi vaticani, dove più di qualcuno s’interroga sulla piega presa da quest’ultimo scorcio dell’episcopato di Tettamanzi e dall’influenza di alcuni suoi collaboratori. «Sono un “teocon” e difendo il diritto dei vescovi di giudicare persone e leggi, ma non quello di insultare le autorità dello Stato - insorge il senatore a vita Francesco Cossiga-. E’ una vergogna che Tettamanzi insulti un ministro della Repubblica. Ho consigliato al premier di presentare una nota di protesta alla Segreteria di Stato chiedendone la rimozione e, in caso di rifiuto, di sospendere alla diocesi di Milano la quota statale dell’otto per mille». Nell’area sinistra del cattolicesimo italiano, spiega il politologo don Gianni Baget Bozzo, è in corso una rivoluzione. «Il bastone del comando è passato dalla prodiana scuola di Bologna al movimentismo antipolitico dell’arcidiocesi di Milano e della casa editrice San Paolo - sottolinea Baget Bozzo-. Il pensatoio che ha ispirato la svolta è la comunità di Bose e l’ecumenismo estremo del priore Enzo Bianchi è il collante ideologico dei nuovi cattocomunisti. Grazie a Dio, però, alla Chiesa ambrosiana filoislamica e modernista si oppone la Genova moderata e degasperiana di Bertone e di Bagnasco che per dialogare preferisce Scajola ai noglobal anti-Occidente e agli imam fomentatori dell’odio verso i cristiani». A smussare i toni dello scontro è il cardinale di Curia Achille Silvestrini, «Famiglia cristiana dà voce agli umori delle parrocchie e alle istanze sottoposte dai suoi lettori - afferma l’ex ministro degli Esteri vaticano e fautore della «Ostpolitik» della Santa Sede -. A Milano il terreno di confronto tra Chiesa e istituzioni riguarda soprattutto problemi locali ed è fuorviante estenderne la portata». Eppure sente puzza di bruciato anche l’ex Guardasigilli, Alfredo Biondi, allievo del cardinale conservatore Giuseppe Siri. «Tettamanzi è una “porpora rossa”, nel senso ideologico del termine. Si muove sulla scia del suo predecessore Carlo Maria Martini attaccando un giorno il governo di centrodestra e l’altro, sia pur più velatamente, Benedetto XVI - sostiene Biondi-. Ma chi crede di essere compiendo tutte queste invasioni di campo? Si limiti a fare il pastore d’anime senza ribellarsi all’autorità dello Stato e al Papa. Purtroppo Martini ha fatto scuola e a Milano i preti cattobuonisti senza clergyman predicano come animatori di un villaggio Valtur. Intanto il modernismo uccide la Chiesa, che per sua natura deve essere dogmatica come ripeteva Siri, mio insegnante di religione alla scuola Doria di Genova. Nella gerarchia ecclesiastica, avremmo bisogno di più cardinali come lui, Bertone e Bagnasco, cioè coerenti con il Magistero e fedeli ai principi invece che alle mode». Bersaglio costante dei fulmini di «Famiglia Cristiana», la componente cattolica dell’esecutivo (Rotondi e Giovanardi in primis) attribuiscono da settimane l’interventismo dei Paolini alla volontà di riorganizzare i cattolici di sinistra attorno alle bandiere guelfe dell’episcopato progressista. «Rimpiangono i tempi in cui al governo avevano i loro amici Prodi e Bindi e sognano un’improbabile rivincita», chiosa il cattolico Giovanardi.
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