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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

sabato 6 novembre 2010

La difficile identità

Da ttp://www.cittafutura.al.it/web2009/_pages/sommario.php?URL=cittafutura.al.it&LNG=IT&L=2&C=11&T=news&D=IT%7BC9D016CA-A0E1-E0C7-826C-AB55861F66A5%7D&A=0

Le opinioni concordi ritengono che Berlusconi sia al capolinea e ritengono che la maggioranza di centro/destra sia ormai alla dissoluzione finale. Il giudizio è sul serio quello delle “campane a morto”; per altro a fronte di un’assenza totale di scelte razionali dell’esecutivo, che tira a campare nell’emergenza, di fronte all’evidente protrarsi di problemi di cui si era decantata la rapida soluzione (i rifiuti nel centro di Napoli e non solo!), di fronte ad una condotta censurabile del premier, che dalla sfera del privato invade la stessa correttezza istituzionale, di fronte alle evidenti indebite ingerenze dell’esecutivo in tutti gli ambiti della vita della nazione non si fa fatica a prevedere una svolta, nonostante i toni da resistenza del cavaliere e dei suoi cristallizzati fedelissimi cortigiani.
Tuttavia accanto alle campane a morto rivolte non solo all’esecutivo, ma molto spesso alla stessa esperienza di un centro/destra, tanto populista quanto privo di cultura delle regole e di fisiologica fondazione democratica, si rileva la stupore di larga parte degli opinionisti sulla inefficienza e sulla latitanza dei protagonisti di una possibile (?) alternativa, vuoi dell’opposizione (Bersani in particolare), vuoi dell’area che si sta opponendo, ormai da mesi, all’interno del centro/destra alla deriva delle regole democratiche (Fini per l’appunto).
Sinceramente (si tratta ovviamente di un’opinione) penso ormai inutili le analisi critiche e credo invece urgente un’indicazione di eventuali alternative in positivo. Queste risentono di una macroscopica carenza; ed il motivo, sicuramente complesso, deriva in ogni caso dalla mancata o abortita costituzione di un partito di centro/sinistra. Le stesse valutazioni che si sono confrontate in questa sede rilevano una difficoltà che sembra insormontabile: trovare obiettivi comuni e programmi condivisi dagli eredi di tradizioni diverse.
Dico subito che, quando parlo di convergenza tra tradizioni diverse, non intendo affatto riproporre improbabili soggetti centristi o post/democristiani che qualcuno sembra temere: potrebbero forse servire a chiudere l’infausta esperienza berlusconiana, ma poi? come si procederebbe nel governo del Paese?
Sono certo di ripetermi, ma il problema, fino a soluzione (se sarà praticabile) rimane aperto. Io continuo a ritenere che l’esperienza del cattolicesimo/democratico e quello della sinistra italiana possano e debbano intendersi su due pilastri fondamentali: in alternativa non vedo che una deriva antidemocratica, peraltro già in atto.
I due pilastri attengono la laicità e l’autonomia della politica e l’incontro tra gli obiettivi della solidarietà e quelli del merito.
La laicità. C’è una forte componente di pensiero popolare cattolico che ha sempre sostenuto l’autonomia della politica dalla religione e la non compromissione del livello religioso con quello della dialettica tra le parti. Grazie a questa componente la legittimazione delle parti politiche (i partiti) non è mai stata posta in discussione ed i tentativi di formazione di uno Stato cattolico e dunque non pluralistico sono stati bloccati. Eppure i tentativi messi in opera da settori importanti della Chiesa nel secondo dopo/guerra erano stati di notevole rilievo. Resta indubbio merito della D.C. aver salvato lo spirito laico della Costituzione sul punto specifico e di aver convogliato lo stesso consenso elettorale in senso democratico, quando avrebbe potuto orientarsi, a fronte di una presenza prestigiosa (per una serie di motivi in quegli anni era fuori discussione: ed è riconosciuto da una storiografia autorevolissima) della Chiesa su versanti filo/autoritari.
Ricuperare questa tradizione dopo averla riconosciuta, anziché limitarsi a valutare la funzione anti/comunista del partito di cattolici, significa concorrere alla fondazione di una laicità indispensabile alla vita delle istituzioni democratiche e significa cogliere la componente filo/costituzionalista della D.C. anche dopo la Costituente, nonostante la caduta di stile in alcuni passaggi della storia repubblicana. Certo si tratta forse di una componente minoritaria nella presenza dei cattolici nella vita politica: minoritaria, ma culturalmente più cospicua e, per diversi aspetti vincente.
Solidarietà e merito. Anche qui so di ripetermi, ma siamo in presenza della questione più urgente. Troppi ritengono ancora che la solidarietà significhi egualitarismo: su questi presupposti non si arriva ad alcuna convergenza e ad alcuna identità di un partito riformista di sinistra.
Inviterei i difensori dello spirito e della lettera della Carta costituzionale a rivedere l’importanza ed i compiti che dalle nostre istituzioni viene data alla promozione del merito come essenziale ai rapporti di solidarietà; li inviterei a tener conto delle possibilità date a tutti se i capaci e meritevoli sono messi a servizio della nazione.
Di qui nascono obiettivi essenziali e programmi coerenti per una presenza riformista ed innovativa. In caso contrario resta inutile la critica, in sé giusta, ad un governo che bistratta il sistema formativo, che permette organici di cattedre per trentacinque allievi, che sopprime di fatto le borse di studio (l’ineffabile Maria Stella, ossequiente e fedele al ministro del Tesoro!), che taglia la già esigua risorsa della ricerca (e qui sì che ci sono anche responsabilità di tanti governi democristiani) che manda a spasso i giovani in tutti i rami della cultura (ed ovviamente non solo!).
Non c’è alternativa: o si promuove la ricerca ed una formazione attenta ai risulti della ricerca o non si diventa competitivi, a fronte di una globalizzazione che apre ai mercati internazionali solo se migliori degli altri; qualcuno propone di alzare le barriere!
Il Partito democratico, sullo specifico, è in grado di una proposta capace di programmi di governo? Per ora non abbiamo visto nulla: l’unica preoccupazione, al livello nazionale, ma anche a quello locale attiene gli assetti di potere, uniti a confluenze trasformistiche scandalose.
Agostino Pietrasanta

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