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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

mercoledì 5 dicembre 2007

II domenica di Avvento

Insoddisfazione, disagio, crisi, insofferenza, bisogni insaziati, desiderio di cambiamento: sono concetti che ricorrono nelle odierne pagine bibliche che prospettano pure due linee di cammino della storia. La linea della “speranza”: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse» (Isaia); la linea del castigo, divino o umano che sia: «Già la scure è posta alla radice degli alberi» (Giovanni Battista). Riecheggia la similitudine con l’attuale situazione storica, ma i Grillo non sono né Isaia né Giovanni Battista!
I due profeti affrontano una situazione di grave crisi, l’insoddisfazione per lo stato attuale delle cose; si fanno voce di una schiera di malcontenti e di insofferenti, di tanti che non capiscono il fatto che Dio permetta un tale degrado; stigmatizzano che la proclamazione dei valori e della legalità servano solo a tacitare o a manipolare il giudizio degli uomini. Ma i due profeti non invitano all’antipolitica o alla restaurazione: invitano alla conversione! In realtà né l’uno né l’altro sono profeti di restaurazione, di minacce, di sventure; non ci consegnano a pseudo-profezie o a pseudo-profeti incarnati di volta in volta da qualche leader politico, da qualche sovrano, da qualche leader religioso. Non avendo il coraggio di affrontare a viso aperto la nostra inautenticità, le nostre meschine invidie, i nostri bassi bisogni insaziati ci fa piacere che qualcuno si scagli contro gli anonimi (ma noi li identifichiamo bene!) «ipocriti e vipere», che diventano un’ottima copertura per le nostre falsità, soprattutto quelle religiose.
La parola forte e inquietante del Battista che invita alla conversione è una parola che si rivolge prima di tutto ai “devoti”, ai “praticanti” per convincerli che non basta essere praticanti ma “credenti”! e il “credente” autentico è uno che ha “una felice relazione con Dio”. La Chiesa stessa (tutta la Chiesa, nelle sue gerarchie e nel popolo di Dio) deve capire e far suo questo appello a “conversione”. Giovanni dirotta il fascino della sua persona e del suo annuncio verso il Cristo, perché è a lui che bisogna riferirsi e il riferimento a lui comporta il proprio mettersi in secondo piano al compimento dell’annuncio (dobbiamo aiutare le persone a giungere “sulla soglia di Dio” e poi, noi, scomparire) e diventa un punto di partenza per incarnare la sua Parola, che richiede fatica, impegno, rinuncia al quieto vivere, uscire dalle proprie appaganti sicurezze religiose (dai “punti fermi” rassicuranti), incontrare la vita perché in essa si scrivano righe di Vangelo, richiede anche uno schierarsi, perché il Verbo di Dio si è “fatto carne” nel “verso” della storia e non nel “dritto” dei benpensanti.
C’è bisogno di profeti, di uomini “normali” che sappiano parlare in nome di Dio, che sanno leggere il presente non da profeti di sventure, ma da uomini capaci di leggerlo alla luce della fede. Non basta ancorarsi alle tradizioni religiose o liturgiche («Abbiamo Abramo come padre!") o ad una “religione” e religiosità esteriori, di facciata, fatte di valori proclamati ma non incarnati («Fate frutti degni di conversione»). Il Figlio di Dio che nasce in una stalla richiede cambiamento, scelte di vita, esige che ci schieriamo, perché il regno di Dio è salvezza, giustizia, pace e riconciliazione per i poveri e gli oppressi. Celebrare l’Avvento significa sentirci responsabili verso il futuro, nostro e di ogni essere umano. Forse la storia non ha un senso, ma il nostro dare “carne” al Vangelo di Gesù, lottando per rendere giustizia, per proteggere i deboli contro i prepotenti, per fare pace con tutti, dirà che questo senso le verrà dato. dwf

1 commento:

micky1mouse ha detto...

Che bello scoprire che ci sono ancora preti che non si limitano a riassumere gli insegnamenti che ci sono stati donati ma li rendono attuali. E da essi traggono una guida per affrontare i problemi della vita nel modo migliore. E' quello che servirebbe a molti giovani e che purtroppo si fa sempre più fatica a trovare. Io mi reputo fortunato perchè da molti anni ho trovato in don Silvano una persona capace di farlo. Speriamo che il Natale porti una ventata di cambiamento, induca molti a far scelte di vita più consapevoli e soprattutto insegni a trovare il coraggio di schierarsi. Michele