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"La coscienza del cristiano è impegnata a proiettare nella sfera civile i valori del Vangelo" ____________________________________________________________________________________________________________________

martedì 11 settembre 2007

Spirito di Termidoro

La visita del Vescovo al Consiglio comunale ha suscitato molti consensi e qualche riflessione critica; in un breve comunicato, il capo gruppo consiliare di rifondazione comunista ha addirittura sanzionato la stessa presenza di un’autorità religiosa in un luogo istituzionale laico, in nome di un’idea che vorrebbe relegare la religione a fatto privato.
Si tratta di un’idea che ha riscosso, nell’età contemporanea, non pochi consensi, in tutta la tradizione laica che si è posta, tanto a destra, quanto a sinistra, in dialettica e conflitto con la Chiesa. Eppure l’esperienza storica ha dimostrato che la funzione laica dello Stato e delle istituzioni civili non si fonda sulla riduzione del fatto religioso alla sfera del privato; anzi ci sono stati snodi essenziali ed importanti della storia della nazione, in cui l’ispirazione religiosa ha suggerito comportamenti assolutamente rilevanti nelle scelte in campo civile: basterebbe ricordare che la Resistenza di molti cattolici al nazi/fascismo fu il risultato di una ribellione ad una società ingiusta e ad un sistema di prepotenza, in nome dell’ideale evangelico di fraternità.
Certo il problema assume una ben più rilevante complessità. Qui si tratta di accettare o rifiutare l’incontro tra la modernità ed il cristianesimo, anche in tema di cultura giuridica ed istituzionale; senza più richiamare gli errori riconosciuti della Chiesa e le relative responsabilità nella storia di tale incontro, bisognerebbe richiamare l’elaborazione concettuale che De Gasperi, da cattolico impegnato in politica, ha posto, a fondamento della ricostruzione della nostra democrazia: la fraternità e l’uguaglianza, cardini positivi, per quanto contrastati del processo contemporaneo, trovano una loro ispirazione nelle indicazioni evangeliche e nello spirito che ne consegue. Se ne può dedurre che tale spirito può favorire, per la sua parte, le logiche democratiche con tutte le mediazioni culturali e politiche che ne potrebbero e/o dovrebbero derivare.
Ancora e sempre per titoli: siamo sicuri che la posizione della Chiesa sulla pace e sulla guerra, almeno nell’ultimo secolo sempre favorevole alla prima, con un crescendo indubbio di radicalità, non abbia influito sulle scelte della politica? Siamo sicuri che alcuni processi positivi nella elaborazione dell’insegnamento sociale della Chiesa sulla dignità della persona non abbiano conseguenze sulle scelte istituzionali in campo di organizzazione del lavoro? Siamo certi che il richiamo alla persona umana ed alla sua dignità proposta dalla Chiesa non trovi tracce evidenti nel pensiero politico e nei principi fondamentali della Costituzione repubblicana che esalta l’integrale sviluppo di ogni individuo e promuove il merito personale perché sia posto al servizio della nazione ed in particolare dei cittadini più deboli?
Potrei continuare. Il fatto è che la laicità delle istituzioni non si salva relegando la religione al privato ed i cristiani nelle sacrestie. Perché un conto è sostenere il diritto della coscienza individuale nelle scelte di fede, un conto è emarginare una tradizione che dalla religione trae indicazioni ed ispirazione e dalla stessa trae motivi di laicità coerenti. Il maestro di tale tradizione, Luigi Sturzo sosteneva che si concilia perfettamente un pensiero che fa della religione un riferimento vivificatore, ma esclude, senza riserve, la Chiesa dalle scelte di parte ed invita i cattolici impegnati in politica a non parlare mai in nome della Chiesa nelle loro legittime scelte politiche. E precisava che partito e religione, partito e cattolicesimo sono due termini intrinsecamente antitetici, perché il primo si schiera a difesa di interessi di parte, il secondo si propone agli uomini e ad ogni uomo in nome della sua universalità.
Il Concilio vaticano secondo ha sanzionato la legittimità della distinzione. Lo ha fatto in molti dei suoi passaggi e documenti ed in molti richiami lo ha ripetuto Paolo VI; mi basti il riferimento alla “Gaudium et spes”, sui rapporti Chiesa mondo, al paragrafo 43: dalla Chiesa può derivare luce e forza spirituale, ma la mediazione politica e la soluzione concreta dei problemi sta alla responsabilità dei laici; e dunque alla loro autonomia.
Forse qualcuno soprattutto negli ultimi anni e soprattutto fra coloro che avrebbero dovuto realizzare il Concilio, a livello di responsabilità, ha tenuto comportamenti difformi dai documenti, forse si è rischiato di dare spazio a chi sostiene che anche il Concilio è stato abrogato; io penso più semplicemente che lo “spirito di termidoro” e della restaurazione stia sempre dietro l’angolo per tutti, ineliminabile componente dei processi storici: sia per la Chiesa, sia per coloro che vorrebbero riportare la religione alla sua sola dimensione privata.
Agostino Pietrasanta

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